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Piccoli grassi crescono

Bambini "ciccioni": dalle ultime statistiche emergono dati allarmanti. Una riflessione di Raffaele Iosa, anticipo da "Scuola dell'infanzia" di aprile.

di Redazione GiuntiScuola29 febbraio 20123 minuti di lettura
Piccoli grassi crescono | Giunti Scuola

Questa volta parliamo di bambini ciccioni, prendendo spunto dal Libro Bianco dei pediatri italiani 2011 sulla salute dei bambini . Farò solo un approfondimento educativo, da parte di un ex bambino ex magro. I minorenni in sovrappeso sono il 22,9%, gli obesi l’11,1%. Un bambino su tre rischia di essere chiamato “ciccione” , di aver qualche disturbo o (come accade a me) un accanimento salutista dei vicini/parenti.

La percentuale di obesi o in sovrappeso aumenta in proporzione da Nord a Sud. Quasi magri i bambini di Bolzano (15% obesi/sovrappeso) e quasi ciccioni i bambini campani (48,3%). Il dato è clamoroso. Merita una spiegazione: climatica? Di stile alimentare? Eppure penso che un canederlo non sia meno pesante, in fatto di calorie, di una mozzarella di bufala. Inoltre: la distribuzione del cosiddetto " cibo spazzatura" non è diversa tra Nord e Sud a vedere i fast food. Quindi cosa c’è sotto? Stili di vita? Relazione tra reddito e cibo? Cultura alimentare?

Difficile a dirsi, se non forse una correlazione storica già emersa negli Stati Uniti sul rapporto tra reddito e obesità: questa è più frequente nelle classi a basso reddito perché il loro cibo è di scadente qualità, ipercalorico e di poche pretese. Ma come dirlo a un cultore della dieta mediterranea!

Doloroso è scoprire che aumentano i g iovani alcolisti , simpatico rilevare che tra maschi e femmine fino alle elementari si è simili, poi inizia la tirannia delle diete che impone oggi un modello di ragazza taglia 42 (con i problemi di anoressia che anche i pediatri rilevano).

Per la scuola dell’infanzia il dato è particolarmente interessante per due questioni. La prima è che i bambini di 3-5 anni sono mediamente meno obesi dei compagni delle elementari . È dopo gli 8-9 anni che l’obesità emerge. Intravedo qui un mio fantasma educativo: giovani madri “tiranne” con i figli più piccoli, non liberi di potersi abbuffare di “cioccolata libera”. Bambini piccoli ancora incapaci di aprire il frigo di notte, madri ancora iperattente al bimbo, che poi si “lasciano andare” permettendo che i figli, da adolescenti, siano sempre più grassi.

La seconda questione è il ruolo attivo delle mense scolastiche nella dietetica. L’esperienza delle mense della scuola dell’infanzia è tra le più rigorose in fatto di calorie e varietà gastronomica . Insomma anche su questi aspetti la scuola dell’infanzia è sempre migliore di quelle dopo di lei! E anche in questo caso la diffusa presenza di mense nelle scuole dell’infanzia del Nord rispetto a quelle del Sud segnerebbe un ruolo sociale della scuola anche nel peso dei bambini!

Ci importa comunque qui la visione pedagogica, di un equilibrio cioè che non drammatizza questo tema, ma lo vuol vedere nella giusta misura. Essere un po’ in carne non è sempre una malattia.

Infine una curiosità che offro ai lettori per un riscontro in diretta con i loro bambini. La ricerca segnala che tra i 3 e i 5 anni aumentano i consumi di: uova, pesce, pomodori, olio d’oliva, snack, dolci; stabili i consumi di: pane, pasta, carni bianche, latte, formaggio; calano invece: carne bovina, legumi, olio di semi. Interessante il caso della verdura che ha forti simpatie o antipatie: trionfa lo spinacio e suoi simili, come sempre!

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