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La scuola di tutti: pluralismo, intercultura, inclusione, diritti

Dal Convegno "A scuola nessuno è straniero": educazione interculturale e il progetto La scuola di tutti: pluralismo, intercultura, inclusione, diritti.

di Redazione GiuntiScuola01 marzo 20129 minuti di lettura
La scuola di tutti: pluralismo, intercultura, inclusione, diritti | Giunti Scuola

Dal Convegno "A scuola nessuno è straniero" dello scorso 30 settembre proponiamo un estratto dell'intervento di Franco Favilli (Università di Pisa) sul progetto La scuola di tutti: pluralismo, intercultura, inclusione, diritti.

Le politiche e le scelte del sistema scolastico riguardo al multiculturalismo, dal suo primo manifestarsi, possono essere, grosso modo, categorizzate secondo tre successive linee di interesse: a una prima fase di emergenza, in cui la formazione degli insegnanti della scuola di base all’educazione interculturale era l’esigenza primaria, ha fatto seguito una seconda fase , in cui è emersa soprattutto la necessità di riflettere sul ruolo che la lingua ha nel processo di insegnamento/apprendimento sia come strumento comunicativo che come elemento caratterizzante le diverse culture e razionalità. Solo recentemente è stata, finalmente, riconosciuta l’esigenza di vedere la strutturazione dei curricoli come elemento fortemente condizionante il processo educativo in contesti multiculturali. È quindi iniziata la terza fase , quella che dovrebbe consentire di passare dall’integrazione all’inclusione, dalle prospettive di accesso a quelle di successo educativo.

È in questa prospettiva, di formazione degli insegnanti al passaggio da una scuola che accoglie a una scuola che include , che si colloca l’intero complesso delle attività del progetto La scuola di tutti: pluralismo, intercultura, inclusione, diritti , nell’ambito del quale l’Università di Pisa, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna, ha organizzato il Corso di Perfezionamento post-laurea A scuola di pluralismo .
Una formazione, sia iniziale che in servizio degli insegnanti è, infatti, essenziale per migliorare l’apprendimento, perché un curriculum orientato in modo diverso non può essere introdotto senza far acquisire agli insegnanti dimestichezza con i suoi obiettivi e contenuti.

L’educazione inclusiva: è un processo di rafforzamento della capacità del sistema educativo di raggiungere tutti i discenti… Come un principio globale, dovrebbe guidare tutte le politiche e le pratiche educative, partendo dal fatto che l’educazione è un diritto umano fondamentale e la base per una società più giusta e uguale (UNESCO, 2009).

L’educazione inclusiva e il curriculum: condizione preliminare alla progettazione di un curriculum inclusivo è l’identificazione degli alunni a rischio esclusione e delle ragioni della loro possibile esclusione. Un curriculum inclusivo è attento allo sviluppo cognitivo, emozionale e creativo dell’alunno ed è basato sui quattro pilastri dell’educazione per il 21° secolo: imparare a conoscere, a fare, a essere e a vivere con gli altri. Il curriculum gioca un ruolo strumentale nel favorire la tolleranza e nella promozione dei diritti umani ed è uno strumento potente per andare al di là di differenze linguistiche, culturali, religiose e di genere. Comporta la rottura di stereotipi di genere non solo nei libri di testo ma anche negli atteggiamenti e nelle aspettative degli insegnanti. Il curriculum inclusivo richiede la progettazione di percorsi educative e moduli didattici adeguati alle necessità degli alunni a rischio di esclusione ma che siano coerenti con l’educazione formale che il sistema scolastico richiede.
Approcci educativi multilingue , in cui la lingua sia riconosciuta come una parte integrale dell’identità culturale di uno studente, possono rappresentare una fonte di inclusione. Così come lo possono rappresentare ancora meglio, approcci partecipativi più inclusivi che facciano riferimento a conoscenze tradizionali e indigene.
Il modo in cui gli insegnanti insegnano è di importanza cruciale in qualunque riforma progettata per migliorare la qualità.
Un curriculum centrato sull’alunno è caratterizzato dall’allontanarsi dall’apprendimento meccanico e dall’andare nella direzione di una maggiore enfasi sull’apprendimento pratico, basato sull’esperienza, attivo e cooperativo. L’introduzione dell’inclusione come principio guida ha delle implicazioni anche su le pratiche e gli atteggiamenti degli insegnanti, sia questo nei confronti delle ragazze, che degli alunni con diffcoltà di apprendimento, con bisogni speciali o con differente background culturale.

Aspetti di contesto: il progetto ha una durata di 20 mesi (aprile 2010 – dicembre 2011).
Destinatarie dell’intervento sono tutte le scuole e le Figure scolastiche (insegnanti, dirigenti, personale ATA) dalla scuola dell’infanzia alla secondaria inferiore, comprese nei territori provinciali di Livorno, Lucca, Massa, Pisa e del Circondario della Val di Cornia. Il contesto politico-culturale è quello della promozione di una “scuola non razzista e dell’inclusione” (S.Rossore, D.G.R. 530/2008), per la quale la Regione Toscana ha deciso di diffondere capillarmente su tutto il territorio regionale conoscenze, competenze e abilità progettuali concrete, per la predisposizione del Piano di gestione delle diversità.

Finalità e obiettivi: il progetto intende contrastare ogni forma di xenofobia e razzismo smascherando i doppi standards che si stanno diffondendo nella società, anche a causa della percezione di declino che spinge alla chiusura piuttosto che cogliere le sfide come opportunità. Partendo da dati reali si può favorire l’elaborazione di una prospettiva per il futuro incentrata sulla valorizzazione delle differenze , e su una prospettiva cosmopolitica dei diritti umani.
Il progetto ambisce a diventare un volano di iniziative sia all’interno delle scuole che all’esterno nel tessuto sociale più in generale, ovvero di cittadinanza attiva, anche in collaborazione con le organizzazioni della società civile.
Il progetto mira a ridurre in modo sensibile l’insuccesso scolastico degli alunni stranieri nelle scuole del territorio coinvolto. Diversi studi mostrano che gli immigrati sperimentano un percorso di studi più accidentato di quello dei coetanei autoctoni, ma va sottolineato che i pochi che conseguono un diploma di scuola secondaria superiore non ottiene risultati significativamente peggiori degli italiani. È decisivo che l’ambiente familiare e il tessuto sociale trattengano i giovani a scuola.
L’obiettivo dell’intervento è pertanto quello di favorire una scuola inclusiva, in cui l’immigrato non si senta straniero e in cui le specificità di cui ciascuno è portatore siano considerate come una risorsa da valorizzare.
Attraverso un corso di perfezionamento post-laurea, e una capillare e sistematica opera di formazione mediante moduli tematici specifici, il progetto mira a elevare il livello di risposta a queste problematiche delle istituzioni scolastiche.

Risultati attesi e ottenuti: il progetto ha lo scopo di offrire ai docenti e a tutti gli operatori della scuola una professionalità e una visione sempre più richiesta nel lavoro. La realtà scolastica della regione Toscana è sempre più legata alla presenza di un elevato numero di ragazzi con genitori stranieri. In molte zone delle province coinvolte nel progetto la presenza di ragazzi “stranieri” supera il 20% (in particolare alcune scuole dell’area pisana, del Valdarno inferiore, della Valdera, della Valdicecina di Livorno ecc.) e comunque la presenza di alunni stranieri si attesta ormai intorno al 10% in quasi tutte le zone socio educative per le scuole dell’infanzia e primarie.
Il progetto si propone quindi come punto di forza per favorire un miglioramento professionale di tutti gli operatori coinvolti. Va inoltre segnalata, nonostante il quadro legislativo nazionale poco “felice”, la crescente domanda di istruzione ; infatti secondo una proiezione IRPET la popolazione iscritta ai vari ordini scolastici aumenterà nel periodo 2002/2022 di circa 30.000 unità.
A queste tendenze di tipo demografico si affiancano alcuni benchmarks europei che focalizzano l’attenzione proprio sull’istruzione e sulla Formazione (strategia di Lisbona). In particolare serve ricordare alcuni degli obiettivi per il 2010 come:

  • la creazione di servizi educativi per almeno il 90% dei bambini da 3 a 6 anni;
  • portare la media europea della dispersione scolastica a non più del 10%;
  • raggiungere almeno l’85% dei diplomati nella popolazione dei ventiduenni;
  • diminuire di almeno il 20% la quota di quindicenni con basso livello di capacità di lettura.

Queste indicazioni ci permettono di effettuare previsioni per un ulteriore sviluppo del settore con una ulteriore diversificazione e specializzazione sulle tematiche dell’inclusione e interculturali.
Il progetto La scuola di tutti ha formato e si propone ancora di formare un numero elevato di operatori della scuola che saranno coinvolti nell’attuazione del Piano di Gestione delle Diversità in modo diretto, con un effetto moltiplicatore per una crescita complessiva del sistema scolastico toscano.

Per approfondire:

Se ti interessa questo argomento leggi anche l'intervista a Graziella Favaro "Il curriculum plurilingue" .

La presentazione di Franco Favilli

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