Lessico attivo: metodologie didattiche per l'Italiano L2

L’arricchimento lessicale è uno dei processi più lenti e difficoltosi dell’apprendimento linguistico, soprattutto in L2

di Redazione GiuntiScuola18 marzo 20193 minuti di lettura
Lessico attivo: metodologie didattiche per l'Italiano L2 | Giunti Scuola
Una opinione più diffusa da parte di chi si occupa di apprendimento linguistico è che il lessico possa essere appreso spontaneamente, con la semplice esposizione alla lingua, specie da parte dei bambini. Di conseguenza si pensa anche che in L2 non sia necessario porsi tanti problemi sulla quantità e la qualità delle parole che di volta in volta è opportuno presentare, né inserire il lessico in precise progettazioni di insegnamento, facendo selezioni legate ai bisogni degli alunni e alle frequenze d’uso, prevedendo tappe ben calibrate, obiettivi e traguardi.

Ma le cose stanno diversamente: la costruzione del bagaglio lessicale è un processo lento e faticoso, per tutti, ma lo è ancor più per i piccoli e per i non italofoni.

 

Il lessico come oggetto di insegnamento

Ci sono dunque molti buoni motivi per fare del lessico oggetto di insegnamento, esplicito e non secondario, in ogni tipo di percorso linguistico, ma tanto più in un percorso di L2.

La prima operazione da fare è quella di selezionare le parole da inserire fra gli obiettivi di apprendimento. Date la difficoltà e lentezza che caratterizzano l’apprendimento lessicale è innanzi tutto necessario applicare dei criteri di economicità e restringere il campo alla parole più usate, e quindi più utili, per capire un qualunque testo o partecipare a una conversazione, così come indicato dal Vocabolario di Base (vedi Vocabolario di Base (VdB) della lingua italiana di Tullio De Mauro).

All’interno del Vocabolario di Base, selezioneremo poi le parole della prima o seconda fascia secondo il livello di competenza, l’età e i bisogni comunicativi degli alunni, considerando che sarà comunque la frequenza di uso quotidiano da parte degli apprendenti il fattore determinante ai fini di un apprendimento solido e duraturo delle parole insegnate.

E per far entrare certe parole a pieno titolo nel bagaglio lessicale dei bambini, sia a livello ricettivo che attivo, poniamo attenzione anche al numero delle parole su cui lavorare in ogni lezione o unità di insegnamento. Il passo di lumaca con cui procede l’arricchimento del lessico implica infatti che i bambini possono gestire e fissare in memoria solo pochi termini alla volta.

 

Campi semantici e formazione delle parole

Una volta selezionate le parole, come presentarle didatticamente? Alcune attività da proporre perché gli alunni riescano ad appropriarsene sono:

• il lavoro sui campi semantici (per esempio, la scuola, i giochi, la città… ) in quanto aiutano l’organizzazione mentale del lessico e quindi la sua memorizzazione e il suo recupero.

• il lavoro sulla morfologia derivazionale, ovvero la scoperta dei meccanismi di formazione delle parole, che è uno dei mezzi privilegiati per l’apprendimento del lessico da parte di tutti. Guidiamo didatticamente questa scoperta lavorando su gruppi di parole derivate dalla stessa parola base o composte con essa (libro, libreria, libraio, librino, librone, segnalibro…), facendo riflettere sull’applicazione dei più comuni meccanismi di derivazione e anche sui limiti della loro applicabilità.

In ogni caso non consideriamo mai il lessico come qualcosa di statico, che si costruisce secondo un meccanismo di semplice aggiunta. Sollecitiamo invece un apprendimento attivo, con la creazione continua di reti e collegamenti di diversa natura, attraverso i suoni, le forme, i significati. Lavoriamo sulle strategie che consentono di dedurre il significato delle parole dal contesto, piuttosto che fornire direttamente il significato delle parole non note. Ai più piccoli, facciamo ricostruire e rappresentare visivamente i campi semantici e le famiglie di parole in modo creativo e personale, servendosi di disegni, colori, schemi o simboli.

Scuola primariaItaliano L2

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