Grammatica e apprendimento linguistico

Le conoscenze grammaticali di definizioni e classificazioni varie aiutano veramente a migliorare l’apprendimento linguistico? O non è piuttosto la riflessione sugli usi della lingua?

di Cristina Peccianti18 giugno 20184 minuti di lettura
Grammatica e apprendimento linguistico | Giunti Scuola
Ci sono due modalità diverse di considerare il rapporto fra grammatica e apprendimento linguistico. In un caso si pensa alla grammatica come a una conoscenza, interiore ed inconscia, che i bambini si costruiscono nella lingua madre, fin da piccolissimi e che gli apprendenti di una L2 ricostruiscono per passaggi successivi, prima in modo rozzo e semplificato e poi più raffinato e corretto. Dal punto di vista didattico perciò il “fare grammatica” (definita meglio come riflessione linguistica), significa nel primo caso riportare alla luce la competenza inconscia posseduta dagli alunni, dandone loro consapevolezza.
Nell’altro caso invece si “fa grammatica” insegnando, in modo più o meno approfondito, secondo il livello di competenza e il grado di scuola, la grammatica descrittiva, le definizioni, le regole astratte, le classificazioni, ipotizzando che la conoscenza teorica della grammatica di una lingua serva a svilupparne l’apprendimento e la competenza d’uso, con una ricaduta positiva su tutte le abilità linguistiche, scritte e orali.

 

Grammatica, riflessione sulla lingua e apprendimento linguistico

Ma in realtà quanto incidono le definizioni degli elementi grammaticali, la capacità di fare la loro analisi etichettandoli, sullo sviluppo delle abilità linguistiche e soprattutto sull’apprendimento di usi linguistici sempre più raffinati e funzionali da parte degli alunni stranieri?
Se guardiamo ai risultati delle prove Invalsi di grammatica, di qualsiasi classe, vediamo che esse pongono serie difficoltà, sia ai nativi che ai non nativi, non solo quando propongono quesiti di carattere più “riflessivo”, ma anche quando vanno a verificare la conoscenza di etichette tradizionali, da sempre utilizzate nella pratica scolastica. Questo significa che da una parte gli alunni, abituati a imparare definizioni libresche e a fare classificazioni meccaniche, trovano difficoltà ad osservare la lingua e recuperare le loro competenze inconsce, dall’altra che anche il grande addestramento fatto sui contenuti tradizionali della grammatica, forse perché troppo passivo e troppo astratto, forse perché per taluni aspetti proposto troppo precocemente, non si traduce in apprendimento solido e ampiamente diffuso. E ciò sta a significare che per promuovere lo sviluppo linguistico, sembra opportuno abbandonare il modello della grammatica descrittiva per promuovere attività di autentica riflessione linguistica.
Dal momento che già i bambini di 7-8 anni hanno una straordinaria capacità di osservare la lingua, ragionare e fare ipotesi sulla sua struttura rifacendosi alla propria competenza implicita, dobbiamo mettere in conto il fatto che anche gli apprendenti di L2, hanno comunque un’attività metalinguistica spontanea. Attraverso questa attività si costruiscono una rappresentazione della lingua che stanno imparando e di come funziona, elaborando in silenzio regole incerte, magari ricalcate sui modelli di quelle della lingua di origine.

 

Suggerimenti didattici

Dal momento che le attività di riflessione linguistica non hanno lo scopo di presentare agli apprendenti le regole di funzionamento della lingua di arrivo, ma quello di fargliele scoprire e di condurli gradualmente a una presa di coscienza effettiva di come “si fabbrica” una frase in una data lingua, è bene partire dagli elementi di base della comunicazione (frasi minime composte da soggetto e verbo o da soggetto, verbo e oggetto) e non da singoli elementi privi di valenza comunicativa. Guidiamo così gli alunni alla scoperta delle regole che trasformano una sequenza di parole in una frase, cominciando magari dall’ordine delle parole e dalla posizione fissa o mobile dei diversi elementi, per passare alle concordanze, alla funzione dei diversi elementi ecc.
Un lavoro di questo genere può essere proposto collettivamente anche agli alunni delle prime classi della primaria, sotto forma di gioco, lasciando che i bambini scompongano e ricompongano le frasi, facendo ipotesi, discutendone e arrivando a scoprire e definire le regole per passaggi successivi. Così come possiamo lavorare con gli alunni, fin da piccoli, sull’osservazione dei meccanismi di derivazione delle parole, guidandoli a scoprire i significati veicolati dai suffissi più comuni, come ad esempio i diminuitivi. Sapere osservare le parole e individuarne talune caratteristiche è una strategia molto utile, che consente di risalire al significato di termini sconosciuti, accrescendo così la capacità di comprensione di un testo e il bagaglio lessicale.
La ricaduta positiva di tali attività sarà rinforzata anche dal fatto che raggiungono obiettivi di carattere cognitivo, oltre che linguistico, tanto che si potrebbe dire che esse mirano ad insegnare una lingua, ma al tempo stesso ad insegnare come si impara una lingua.

Italiano L2

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