La lingua dello studio per non italofoni

Gli alunni non italofoni devono affrontare la lingua dello studio avendo una competenza linguistica generale ancora incerta. Per questo è ancora più difficile per loro accedere ai testi espositivi

di Cristina Peccianti18 dicembre 20184 minuti di lettura
La lingua dello studio per non italofoni | Giunti Scuola
La comprensione del testo espositivo pone indubbiamente delle difficoltà a tutti gli alunni. Basta guardare i risultati delle prove Invalsi per vedere che in quinta primaria, in cui viene proposta la lettura sia di un testo narrativo che di uno espositivo, la percentuale di riposte corrette date sul testo espositivo è generalmente inferiore a quelle date sul testo narrativo, con differenze segnatamente più significative per quanto riguarda gli alunni stranieri.

 

Le difficoltà del testo espositivo

I testi di studio hanno difficoltà intrinseche , in parte inevitabili in quanto legate alle caratteristiche e agli scopi dei testi espositivi, i quali seguono un modello di lingua colto, adatto a esprimere funzioni cognitive complesse, molto lontano dal linguaggio orale e dagli scambi interattivi quotidiani a cui sono per lo più esposti bambini e ragazzi.

Ma nei testi disciplinari dei sussidiari ci sono tuttavia anche tante difficoltà non funzionali, che complicano inutilmente i discorsi, fanno largo uso della sinonimia, delle sostituzioni pronominali, di espressioni cristallizzate difficili da sciogliere, privando così i bambini della solidità di quegli appigli preziosi, costituiti dalla ridondanza e dalla ripetizione delle medesime parole, che agevolerebbe in modo significativo la comprensione del testo.

La somma delle difficoltà funzionali con quelle non funzionali, costituisce un muro, non facilmente valicabile, che si oppone a chi deve accedere ai testi di studio da un’incerta lingua del quotidiano, come è quella degli alunni di origine straniera.

Il lessico del quotidiano, anche dei nati in Italia, è per lo più ridotto alle funzioni comunicative fondamentali, espresse di preferenza con termini generici, significati sovraestesi e forme di registro basso, se non dialettali. Così per ogni parola che i bambini usano nelle interazioni quotidiane, ne esiste almeno un’altra nella lingua dei libri di scuola, per non parlare dei termini tecnici che i libri offrono con grande generosità.

E che dire delle enormi differenze fra la struttura del discorso interattivo orale e quello del testo scritto espositivo? Se il primo è quasi privo di ossatura sintattica, il secondo ha spesso una struttura sintattica complessa con più subordinate, uso di frasi passive, forme impersonali e nominalizzazioni.

Sono quindi grandi le difficoltà che si trova ad affrontare un bambino non italofono che già in classe terza si deve confrontare con i primi testi espositivi delle discipline, magari brevi ma molto densi di informazioni, di parole settoriali e di sinonimi.

 

Dentro la didattica

È perciò importante fare un lavoro sistematico e ben programmato, passo dopo passo, sulla comprensione del testo espositivo, iniziando fin dalla terza classe.

Il lavoro di cui i bambini stranieri hanno prima di tutto bisogno deve riguardare gli aspetti linguistici, iniziando dalle strutture sintattiche , tipiche dell’esposizione disciplinare, smontando e rimontando insieme i periodi più complessi, rielaborando le frasi impersonali o quelle passive, scoprendo gli antecedenti delle anafore, riflettendo sui segnali linguistici e identificandone la relazione logica instaurata nei diversi casi.

Passiamo poi agli aspetti morfologici che risultano problematici nella misura in cui si trovano nei testi espositivi forme raramente presenti nel parlato comune, come quelle di taluni verbi, oppure dei pronomi atoni che si caratterizzano per il contrasto fra l’importanza del loro ruolo di coesione nel testo scritto e la loro scarsa percettibilità fonetica nel parlato.

Ovviamente non dimentichiamo il lessico, ma senza per questo considerarlo la chiave di volta di tutto il processo di comprensione, come spesso accade, e quindi affannandosi a spiegare significati e a costruire glossari di termini tecnici, come se il senso di un testo fosse ricavabile dalla somma dei significati delle sue singole parole.

Insegniamo piuttosto ad osservare le parole sconosciute e a ricercare in esse qualcosa di noto, a ricavarne il significato dal valore di eventuali prefissi o suffissi, oppure dal contesto della frase o di porzioni di testo più ampie.

Puntiamo in generale sul rendere gli alunni consapevoli dei processi di comprensione e degli scopi di lettura dei testi espositivi, insegnando loro le strategie più efficaci per raggiungerli.

 
 
 
Scuola primariaItaliano L2

Dove trovi questo contenuto