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Parole da cantare, mimare e ballare

“Che giri, che giri” è un gioco cantato del Messico, dove si mimano le azioni dei mestieri. Ecco una versione riadattata in termini di “pari opportunità” e “a ballo”. Di Antonio di Pietro

di Redazione GiuntiScuola16 novembre 20184 minuti di lettura
Parole da cantare, mimare e ballare | Giunti Scuola

Seduti in cerchio, inizio a cantare:

Que rueden, que rueden
las cáscares de huevo.
La lavanderas hacen así.

E faccio finta di lavare i panni.

Que rueden, que rueden
las cáscares de huevo.
Las barrenderas hacen así

E faccio finta di spazzare.

Martina mi guarda e riconosce la lingua. La invito a dire cos'ho detto, poi inizio a cantare in italiano mimando le stesse azioni:

Che giri, che giri,
i gusci dell'uovo
Le lavandaie fanno così.

E faccio finta di lavare i panni.

Che giri, che giri

Canto il testo di “Que ruenden, que ruenden” in italiano, senza nominare gesti che rimandano agli stereotipi dei “lavori al femminile”:

Che giri, che giri,
i gusci dell'uovo.
Chi stira tanto fa anche così.

E faccio finta di stirare.

Che giri, che giri,
i gusci dell'uovo.
Chi lava tanto fa anche così.

E facciamo finta di lavare.

Che giri, che giri,
i gusci dell'uovo.
Chi cucina tanto fa anche così.

E facciamo finta di cucinare.

Che giri, che giri,
i gusci dell'uovo.
Chi spazza tanto fa anche così.

E facciamo finta di spazzare.

Ecco la versione cantata .

Un uovo, un calzino, un pentolino...

So bene che le parole cantate non sono comprensibili per tutti. Allora prendo la mia valigetta e ricomincio a cantare, ogni volta tirando fuori un oggetto diverso per soffermarsi sul significato del testo. La prima cosa che mostro è un uovo sodo, che sbuccio. Un'occasione per nominare le parole, ma anche per osservare e descriverne le caratteristiche.

Apro un po' le finestre e ricomincio, mostrando un ferro da stiro , un calzino (pulito) e un sapone per bucato, un pentolino con un mestolo di legno...

Cerco di rendere interessante quei momenti in cui ci soffermiamo sul significato delle parole. Il tutto diventa ancor più divertente appena dico a un bambino alla volta di prendere l'oggetto che corrisponde a ciò che canto. Ed ecco un'idea in più rivolta a tutti pensando a chi ha bisogno di un tempo dilatato per entrare nel significato delle parole quotidiane.

Giochiamo

Con lo scotch di carta faccio un cerchio per terra grande quanto quello delle sedie. Spostiamo le sedie, invito i bambini a mettersi con i piedi sullo scotch e prendersi per mano.

Inizio a cantare il ritornello: «Che giri, che giri, i gusci dell'uovo» camminando insieme ai bambini in cerchio (in senso antiorario). A termine, chiedo a tutti di fermarsi con i piedi sullo scotch e canto la parte da mimare che tutti i bambini ormai conoscono e fanno con gran piacere.

Dico: «Riprendiamoci per mano». Comincio a cantare: «Che giri, che giri, i gusci dell'uovo» camminando in cerchio per poi fermarsi a mimare la seconda parte.

Ad un certo punto, invito i bambini a suggerire delle azioni . Inventiamo nuove strofe e il gioco continua.

E ora si balla!

Dopo un po' che siamo seduti per terra sul cerchio di scotch per riposarci e scambiare qualche chiacchiera, metto la musica senza preavviso: ecco la versione strumentale e cantata .

I bambini riconoscono la canzone, capiscono le parole e ballano sul posto mimando ciò che sentono: «Chi stira tanto... Chi lava tanto...». Chi ha più difficoltà a comprendere le parole della canzone registrata si lascia coinvolgere per imitazione. Poi, appena ci sarà l'occasione, dedicherò una particolare attenzione a questi bambini utilizzando insieme lo stereo.

Con allegria invito i bambini ad alzarsi e rimetto la musica, così camminiamo per mano durante la parte cantata e nella seconda parte mimiamo le azioni.

Per inventare

Se vogliamo inventare, cantare e ballare le nostre azioni, fino a creare una sequenza narrativa, ecco la base strumentale .

Per saperne di più

I file musicali sono tratti da
Di Pietro A., E ora si balla! Storie danzate, balli gioco, canti a ballo... , Giunti Scuola, Firenze 2016, supplemento alla rivista Scuola dell'Infanzia .

Questa esperienza si è svolta all'interno del progetto “Conoscersi... per stare bene insieme” del Comune di Prato.

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