Magie scientifiche: quando lo stupore genera linguaggio

Esperimenti che sembrano magie stimolano i bambini a descrivere la realtà

di Antonio Di Pietro05 dicembre 20193 minuti di lettura
Magie scientifiche: quando lo stupore genera linguaggio | Giunti Scuola
Ci sono fenomeni scientifici che sembrano magie. Ti lasciano con il fiato sospeso. E quando ti sembra di non aver parole per spiegare il perché, ecco che ne arrivano alcune che ti portano a descrivere le meraviglie della realtà.

 

Parole pronte a esplodere

Prendo un palloncino e lo gonfio. Mi accerto che non ci sia nessuno che abbia paura (molti bambini temono che possa scoppiare improvvisamente). Mi lascio sfuggire di mano il palloncino... che vola per tutta la stanza! Lo riprendo, lo rigonfio e faccio sentire il sibilo dell’aria che esce dall’apertura. Parliamo fra noi e diciamo che nel palloncino c’è l’aria. Qualcuno dice che “Vola via perché esce l'aria”, altri che “Il suono lo fa l’aria”.
Gonfio ancora una volta il palloncino e annodo l’apertura. Tiro fuori uno spiedino di legno e lo faccio passare da una parte all’altra del palloncino... senza farlo scoppiare!
Questa volta, per garantire a tutti la possibilità di parlare, passo a ognuno il palloncino attraversato dallo spiedino: “Chi ha il palloncino può dire cosa vede”. Chiedo di osservare , nominare e descrivere: “L’aria è stata tappata con lo spiedino e non è uscita”. E c’è chi azzarda qualche ipotesi sul perché non sia scoppiato.

 

 

 

Parole che vengono a galla

Mostro l’uvetta e alcuni la riconoscono perché incontrata (e scartata) nei panettoni, in un piatto di riso, con le verdure. Poi, faccio vedere il digestivo effervescente, che conoscono in pochi: “Mio nonno ce l’ha!”. Prendo un barattolo di vetro e insieme ci mettiamo un po’ d’acqua.
Offro, a un bambino alla volta, un granello di digestivo effervescente, invitando a metterlo nell’acqua e a dire cosa vede: “Le bolle”, “Il fumo”... Ci soffermiamo sulle parole (ad esempio: “Sembra fumo, ma se guardiamo da vicino sono piccole bollicine”).
In molti ripetono le frasi dette dagli altri. Riutilizzare “frasi collaudate” permette di parlare con maggiore sicurezza e di avere una chance in più per apprendere alcune parole che ancora non si conoscevano.
A turno passo l’uvetta: “È appiccicosa”, “È rugosa”... Dall’affermazione “L’uvetta affoga” passiamo a “L’uvetta affonda”.
“Abracadabra, Abracadabra...” ed ecco che l’uvetta sale fino al bordo dell’acqua. Osserviamo cosa avviene e ci soffermiamo su un’altra parola difficile anche da pronunciare: “Galleggia”.

 

PS: Abracadabra

Sull’origine della parola Abracadabra ci sono diverse ipotesi. Di certo nell’antichità veniva utilizzata in contesti di magia e come incantesimo contro malattie. In ambito multiculturale è una parola interessante, poiché Abracadabra risulta essere una delle parole più utilizzate in tutte le lingue.

 

Per saperne di più

Con questa esperienza, in termini di apprendimento linguistico, si attiva prevalentemente la “ funzione referenziale ”, ovvero una motivazione a nominare e descrivere la realtà, a spiegare il mondo.

Per un approfondimento sulle funzioni linguistiche, clicca qui.

 

Questa esperienza si è svolta all'interno del progetto “Conoscersi... per stare bene insieme” del Comune di Prato.

 

Scuola dell'infanzia

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