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A scuola di natura, anche in città

Si può osservare e vivere la natura ovunque? Ecco alcune attività per scoprire come anche un ambiente urbano possa offrire incontri inaspettati. Angela Maltoni

di Angela Maltoni30 maggio 20188 minuti di lettura
A scuola di natura, anche in città | Giunti Scuola

Si può osservare e vivere la natura ovunque? Ecco alcune attività per scoprire come anche un ambiente urbano possa offrire incontri inaspettati.

Angela Maltoni

Seguire i cambiamenti della natura, l’alternanza del giorno e della notte , il mutare del tempo sono esperienze che, fatte con i bambini, aiutano a far comprendere la mutevolezza delle cose e la routine delle stagioni. Non sempre ci si sofferma a guardare fuori dalla finestra, anche perché le aule in città offrono il più delle volte panorami grigi di cemento. Tuttavia anche solo osservare uno spiraglio di cielo – sempre dallo stesso punto di vista – può aiutare a far crescere la curiosità . Allo stesso modo, focalizzare l’attenzione su un’aiuola o su un albero vicino alla scuola e osservarlo a intervalli regolari può aiutare a capire il ciclo delle stagioni e quindi della natura. Un tempo i maestri, e mi riferisco non a caso a Mario Lodi, partendo da queste semplici osservazioni erano in grado di suscitare una tale curiosità da far diventare i bambini capaci “descrittori del mondo naturale” e di far nascere racconti come “Bandiera” e “Cipì”.
Parallelamente, nel caos della città il più delle volte non si riescono a cogliere quei rumori e quegli odori che richiamano alla natura. Aprire la finestra al mattino presto, anche in pieno inverno, cercando di selezionare i suoni talvolta permette di ascoltare il canto degli uccelli che abitano anche le nostre zone urbane. Gli alberi vicino alla mia scuola – alcuni vecchi ippocastani e carpini – sono abitati da anni da colonie di pappagalli verdi che, nonostante il forte rumore del traffico cittadino, cinguettando ci tengono compagnia.

Il giorno e la notte

L’abitudine di mettere in relazione l’orologio con la luce esterna è una delle attività che cerco di fare soprattutto quando sono piccoli e non ancora avvezzi a distinguere correttamente il giorno e la notte. Spesso nelle conversazioni viene fuori che cenano “a tarda notte” per il solo fatto che è buio; allo stesso modo in inverno, quando il sole sorge più tardi, lamentano di essersi alzati a notte fonda. La percezione del mutare della luce solare e della posizione del sole nel cielo non sono certo concetti semplici da far comprendere ai bambini nei primi anni di scuola ma con alcune attività divertenti e giocose si riesce a farli riflettere sull’alternanza del giorno e delle notte. Uno stratagemma che solitamente adotto è quello di costruire una tabella in cui ogni giorno inseriamo l’ora di entrata a scuola, la quantità di luce percepita e l’altezza del sole a est rispetto al nostro orizzonte costituito da alcuni palazzoni. Ci sono poi una serie di libri molto semplici che mi piace leggere: tra i preferiti dai miei bambini c’è “Giorno e notte” di Hervé Tullet per Salani, accompagnato da “Il gioco della luce” e “Il gioco del buio”, anch’essi dello stesso autore ma editi da Phaidon. Da questa alternanza nasce la riflessione rispetto ai vari paesi di provenienza dei bambini.

Con un mappamondo e una lampadina cerco allora di far capire che quando il sole illumina l’Italia dalla parte opposta del globo sono al buio; dopodiché sul sito della Nasa visioniamo le immagini che ci giungono dalle stazioni spaziali. I bambini che arrivano dall’altra parte del mondo hanno la percezione di questa differenza perché sanno, ad esempio, che non possono telefonare ai propri parenti nelle ore in cui, nonostante da noi sia giorno, altrove si sta ancora dormendo. Anche in questo caso è utile un testo semplice ed essenziale con illustrazioni di facile comprensione come “Il giorno e la notte” di Valerie Guidoux, della collana Io scopro edita da Mondadori.

Un safari in città

Per vivere la natura non è sempre necessario essere immersi in paesaggi mozzafiato o avere la fortuna di frequentare una scuola in riva al mare o ai margini di un bosco. Certo, situazioni favorevoli aiutano e fanno crescere i bambini all’aria aperta unendo l’apprendimento all’osservazione, le attività pratiche agli stimoli. A mio avviso anche in città sono molte le opportunità da cogliere e sfruttare se si vuole lavorare all’aria aperta e fare entrare la natura in aula. Anche passeggiare lungo la strada di un quartiere urbano come quello in cui lavoro talvolta offre interessanti stimoli. “La natura, anche in casi estremi di inquinamento, cerca sempre di farsi strada”: è stata questa l’osservazione dei miei bambini dopo una passeggiata per le vie di Cornigliano, il nostro quartiere.

Questo perché avevano notato che agli angoli delle strade, nei bordi dei marciapiedi e dei caseggiati nascono erbe spontanee, alcune addirittura infestanti, che pur con le radici affossate nel cemento crescono belle e rigogliose. Così abbiamo pensato di raccoglierle, facendo attenzione che non fossero sporche delle urine dei cani, e le abbiamo portate in classe per classificarle.
Per questo non semplice compito ci siamo serviti di parecchi testi di botanica, tra cui uno davvero molto interessante e raro: Il libro della natura , curato da Maria Maltoni , della collana I quaderni di San Gersolè , edito nel 1963 da Einaudi, che raccoglie schede di animali e piante classificate assieme agli alunni della scuola di Impruneta. Confrontando le erbe raccolte con quelle illustrate nel volume abbiamo scoperto un sacco di curiosità. Interessante è stata anche la successiva uscita alla ricerca di tracce animali: lombrichi, piccoli grilli, formiche, insetti e gli immancabili piccioni. (Scarica il PDF La natura in città ).

Altre escursioni sono state orientate alla ricerca di ragni e ragnatele , successivamente riprodotte in disegni. Non ultima, l’osservazione nel vicino torrente di animali più grandi come germani reali, gabbiani, aironi cinerini e ratti. In questo caso un altro bellissimo libro, “Clandestini in città” di Fulco Pratesi edito da Mondadori, ci ha aiutati nell’esplorazione. Recentemente, a seguito dell’uscita dell’interessante “Un safari in città” di Adele Cammarata, collega e scrittrice palermitana, per i tipi di Splen Edizioni, la curiosità è stata quella di ricercare – come suggerisce il libro – i leoni che alloggiano tranquilli nelle nostre aree urbane. Così ci siamo accorti che tra gli animali scolpiti nel marmo, nella pietra o dipinti sono presenti anche draghi, animali mitologici e addirittura cagnolini come quello, quasi nascosto, sulla facciata della cattedrale di San Lorenzo a Genova.

Alberi

Un’altra osservazione interessante è stata quella degli alberi . La nostra scuola, come detto precedentemente, ha la fortuna – pur essendo collocata in un quartiere a forte urbanizzazione – di trovarsi accanto a un grande viale di ippocastani centenari. È quindi facile – trattandosi tra l’altro di alberi a foglia decidua – osservare il susseguirsi delle stagioni . Gli alberi affascinano grandi e piccoli e offrono innumerevoli spunti didattici: si può partire osservandoli dal basso e concentrandosi sulla corteccia per coglierne colori e forma., oppure con alcune scaglie raccolte a terra fare un frottage con pastelli a cera e un foglio bianco. A questo modo non passano inosservati imperfezioni e buchi che fanno sospettare la presenza di piccoli animali, così come l’ampiezza e la maestosità della chioma e dei rami. In autunno si raccolgono le foglie cadute per osservarne la varietà dei colori, mentre in primavera si segue con attenzione la nascita e la crescita di quelle nuove.

In questo caso “i grandi giganti” di carducciana memoria li riproduciamo prima disegnandoli e poi costruiti tridimensionalmente a mo’ di “Giardino dinamico”, come suggerito dall’allegato al libro “Alberi” di Pia Pera, Liberoso Guglielmi e Michele Ferri edito da Artebambini.
Un lavoro interessante è stato anche quello di ricercare gli alberi tipici dei paesi d’origine dei bambini della classe, dove ognuno ha effettuato una ricerca online per raccogliere informazioni su palme da datteri, baobab, querce o l’albero del pane tipico dell’India. Il passo successivo è stato quello di illustrarli ai compagni raccontandone caratteristiche ed usi.

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