Contenuto riservato agli abbonati io+

Prova scritta per dirigenti scolastici: non è un "tema"

Come confezionare un prodotto linguistico adeguato, ovvero: come superare la prova scritta. Di Mario Maviglia

di Redazione GiuntiScuola24 settembre 20185 minuti di lettura
Prova scritta per dirigenti scolastici: non è un "tema" | Giunti Scuola

È la prima volta che la prova scritta del concorso per DS viene concepita nei termini che ho descritto in questo post : nel precedente concorso del 2011 le prove scritte erano due e consistevano nella trattazione di due argomenti, uno di carattere generale, l’altro di discussione di un caso. Questa nuova modalità pone problemi affatto nuovi tanto per i candidati quanto per i commissari-valutatori. Va tenuto presente, infatti, che siamo tutti figli della cultura del classico “tema” , ossia di un prodotto linguistico ben preciso, con una sua particolare struttura sedimentatasi nel tempo. Chi non ricorda la classica tripartizione di incipit/sviluppo/chiusa che ha sempre caratterizzato questo genere di prodotto? Tutto ciò deve essere messo da parte sia da parte di chi partecipa alla prova scritta che da parte di chi valuta. E non è detto che questo avvenga.

Non c'è spazio per le introduzioni

È emblematico a questo proposito la débâcle cui sono andati incontro tantissimi candidati docenti nell’ultimo concorso ordinario per la selezione degli insegnanti svoltosi in forma analoga a quanto previsto dal presente concorso per DS. E in effetti se un commissario nell’esaminare e valutare cinque risposte aperte si attende di trovare la classica introduzione all’argomento assegnato (inquadramento generale) e poi lo sviluppo approfondito del contenuto considerato e infine le conclusioni finali, magari accompagnate da riflessioni personali del candidato, rischia di rimanere profondamente deluso e di assegnare inevitabilmente una valutazione negativa. Probabilmente questi aspetti possono spiegare, almeno in parte, la grande percentuale di docenti che non hanno superato la prova scritta del concorso ordinario per insegnanti. Auguriamoci che la stessa cosa non avvenga anche per il concorso di selezione dei DS.

Brevi saggi (e scritti in fretta)

Due aspetti vanno tenuti presenti nell’affrontare la prova scritta del concorso: da una parte (è banale dirlo) vanno studiati gli argomenti previsti per la prova (il DM 138 ne elenca nove, riportati sopra), argomenti molto diversi tra loro e che coprono un ventaglio di contenuti quanto mai vasto e complesso; dall’altra occorre esercitarsi a scrivere brevi saggi direttamente al computer sugli argomenti di cui sopra.
Brevi saggi vuol dire andare al nocciolo della questione e perimetrare i contenuti specifici facendo delle scelte personali e motivandole, non attardandosi quindi a scrivere ampie premesse che rischiano di impedire di affrontare nello specifico la questione posta e, soprattutto, di non avere tempo per completare l’intera prova scritta. Si ricorda che il tempo medio che si può dedicare ad ognuno dei sette quesiti è di circa 21 minuti.
Il punto di partenza è costituito da una lettura puntuale del quesito posto. Se, ad esempio, il quesito è: “Delinei il candidato le caratteristiche di una valutazione trasparente nel processo di insegnamento“, occorre stare attenti a non parlare della valutazione in senso generale, ma del principio di “trasparenza” della valutazione. In questo caso si può anche accennare al principio di trasparenza che informa in generale l’attività della PA, ma poi occorre fare l’affondo sulla trasparenza della valutazione nel processo di insegnamento, anche facendo delle scelte di carattere espositivo e contenutistico personali, utilizzando forme del tipo: “Tra i vari aspetti che vanno considerati ritengo che i seguenti tre (o quattro) siano quelli che meglio delineano il profilo di una valutazione trasparente: a)….; b)…..; c)….”.

Anche l'occhio vuole la sua parte

L’enucleazione dei punti che si vogliono prendere in considerazione non solo danno conto degli aspetti salienti che il candidato ha individuato in relazione alla richiesta avanzata (e si spera che siano aspetti significativi), ma delineano nello stesso tempo una sorta di “guida per l’occhio” per il lettore (sia esso l’autore del saggio che il commissario-valutatore), favorendo una lettura ordinata e incisiva. Uno dei rischi maggiori, infatti, in questi casi è quello di produrre “sbrodolamenti” che rischiano di offuscare il nucleo centrale del saggio breve (oltre che perdere tempo prezioso per il completamento della prova). Occorre sviluppare una sorta di “dialogo” con la richiesta posta e di fare una grande operazione di decentramento nel momento in cui si scrive ponendosi domande come: “chi legge comprende compiutamente quello che sto scrivendo?”, “quanto scrivo è suffragato da atti normativi o evidenze scientifiche?”, “i contenuti esposti sono peculiari e fondamentali rispetto alla richiesta posta?”.
Si ribadisce ancora una volta che queste annotazioni non delineano una figura di dirigente scolastico in un senso o nell’altro (per fare questo occorrerebbe mettere in cantiere prove selettive di ben altro tipo), ma danno suggerimenti su come confezionare un prodotto linguistico adeguato all’obiettivo proposto, il superamento della prova scritta.