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Maschi e femmine, piselli e farfalline: tre albi per i più piccoli

Vittoria Facchini ci parla di tre albi da leggere in sezione alla scoperta del corpo, delle differenze e dei falsi miti.

di Redazione GiuntiScuola20 novembre 20139 minuti di lettura
Maschi e femmine, piselli e farfalline: tre albi per i più piccoli | Giunti Scuola

I maschi non mi piacciono perché , Le femmine non mi piacciono perché e Piselli e farfalline sono tre albi Fatatrac pubblicati da Vittoria Facchini, tra le più apprezzate illustratrici e autrici per l'infanzia. Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscere più a fondo il suo lavoro, capire come e perché leggere questi libri in sezione.

Tre albi che, in maniera diversa, si interrogano sulle "differenze di genere". Perché questo argomento?

A questa domanda bisogna rispondere con assoluta onestà, anche rischiando di far sembrare “meno” delle cose sembrate “assai” e assai ben celebrate (e di questo ringrazio moltissimo) da critica, mondo editoriale e pubblico adulto e bambino.
L'ingrediente della differenza di genere di cui questi albi (che a distanza di 14 anni dalla loro prima pubblicazione continuo ad amare moltissimo) sono con “ candore ” conditi mi è stato davvero chiaro dopo la loro pubblicazione, la consapevolezza è arrivata molto dopo averli pensati, progettati, scritti e illustrati.

I maschi non mi piacciono perché , che ha poi in qualche modo assai inconsapevolmente dato l’avvio naturale alle Femmine non mi piacciono perché , lo avevo fatto per partecipare ad un concorso (rimarrà memorabile, con un titolo così, la reazione delle persone presenti alla proclamazione del premio che ricevette a quel concorso proprio nel giorno della Festa della donna!). Come dicevo, dopo aver dedicato un albo ai "maschi" mi pareva assai brutto non riservare lo stesso “trattamento” anche alle "femmine" che, per altro, conoscevo assai meglio....

A quei primi due volumi, che inaugurarono per la Fatatrac la "Collana maschi e femmine", seguì poi Piselli e farfalline non per mia volontà, confesso, bensì per una richiesta specifica che l'illuminata Nicoletta Codignola mi fece nel 1998. La casa editrice non aveva in catalogo un albo che parlasse ai bambini, o meglio che iniziasse a parlare ai bambini, di educazione sessuale.

Probabilmente, anzi con certezza, senza la spinta di Nicoletta questo albo che poi ho molto amato e che dopo le primissime paure iniziali mi divertii moltissimo a realizzare non sarebbe mai nato per quella stessa riottosità che, come a volte i piccoli, anche gli adulti hanno a parlare di “certe cose”.

L’idea dei tre albi distinti (soprattutto per I maschi non mi piacciono perché e Le femmine non mi piacciono perché) la condivido ancora, è una sorta di sottolineatura “di genere” anche editoriale. E poi da sempre mi diverte vedere come i bambini partecipanti ai laboratori e agli incontri aspettano con trepidazione il momento della lettura...dell'altro faccia della medaglia.

I suoi testi adottano un linguaggio molto particolare, a tratti anche provocatorio, tanto nella parte verbale quanto nelle illustrazioni. Cosa vuol comunicare in questo modo ai più piccoli?

Non definirei il mio linguaggio “provocatorio”, direi piuttosto diretto, schietto , senza barriere e possibilmente "alla pari", che però non significa far finta di essere piccoli. Piuttosto il mio “alla pari” significa rendere i bambini protagonisti e non spettatori del mio lavoro editoriale, farglielo “partecipare”, con la testa e con gli occhi e non farglielo subire.

La medesima cosa vale per le illustrazioni: hanno un segno schietto perché non hanno bisogno di essere altro per essere e dire, semplicemente, quello che sono.
I bambini lo capiscono e lo leggono anche senza che sia io lì a spiegarlo (e questo è per me da sempre uno, ma non il solo, segnale che un lavoro è un buon lavoro), come capiscono che certe esagerazioni – la bambina che vuole fare la ballerina ed è stata disegnata con il culone invece che col culettino, le orecchie rosse che sembrano dei canotti – sono fatte per fare ridere, per volentieri tornare a guardare e a riguardare. Io poi amo molto spiegare come “fa un illustratore” e con questo spiegare il fare introduco volentieri il difficile argomento dell' interpretazione: cioè di come si è voluta dire una cosa, nel caso di un illustratore di come si è voluta di-segnare, come si è voluta parteciparla a chi guarda.

Giuditta, una nostra amica insegnante, ci ha regalto questo racconto: ha provato a leggere entrambi i "non mi piacciono perché" a bambini di cinque anni, e con piacere le è sembrato di registrare uguale interesse per entrambi i testi da parte di tutti, maschi e femmine. Pensa che i due volumi vadano letti in tandem o possano essere apprezzati anche a solo, e anche alla luce degli spunti forniti e dei problemi sollevati dalla sezione in cui si lavora?

In anni di laboratori, letture, presentazioni, ne ho viste, mi si passi il gioco di parole, di... tutti i generi! Certo che, una sorta di apoteosi partecipativa si raggiunge di certo in gruppi misti, sia si tratti di gruppi classe sia di gruppi di bambini formati al momento.
Li ho visti "funzionare", (che per me significa "adescare" il gioco, anche serissimo, del confronto) anche tra bambini più grandi, la bellezza è che ci si apre sul campo dello scontro e poi ci si chiude a cerchio , quasi tutti insieme, nella consapevolezza conscia ed inconscia che la chiosa finale del libro salva tutti, anche i più schierati.

Anni di laboratori con questi libri mi hanno vista spettatrice ed uditrice di cose meravigliose emerse proprio dalla bocca dei bambini: è emerso ad esempio che le pagine sul gabinetto delle femmine sono assolutamente vere così come assolutamente veritiere quelle del moccio dei maschi, tra l'altro confermate a più voci anche da moltissimi adulti che si riconoscono ancora, in età adulta appunto, autori di quelle caratteristiche-manie. Mentre su certe pagine che alludono alla cattiveria o alla propensione al dispetto degli uni o degli altri, beh, lì mi si bacchetta spesso. Una bambina una volta mi ha detto che i maschi volentieri, e lei ne conosce, ti aiutano nei lavori di pazienza. Un bambino mi ha detto che le femmine, e lui ne conosce, con grande "delizia" ti offrono il loro ombrello se piove....

In Piselli e farfalline , si concentra sui corpi dei bambini, le differenze e le somiglianze tra maschi e femmine. Ha qualche suggerimento per usarlo in sezione?

Si, è vero, mi sono concentrata sul di-segno del corpo dei maschi e delle femmine assai volutamente e c’è una ragione profonda.

Quando mi fu commissionato questo albo proprio perché intuivo con certezza come sarebbe stato facile correre il rischio di passare dall’ironia al cattivo gusto , dal segno garbato a quello sgarbato, dal candore visivo all’urlo voyeristico, mi sono assai documentata. Ma all’epoca, e stiamo parlando di tantissimi anni fa, tranne che incontrare il meraviglioso capolavoro della Babette Cole La mamma ha fatto l’uovo mi imbattevo spesso o in testi meravigliosamente scritti ma con illustrazioni a metà tra la tavola anatomica con sezione e la tavola ieratica con angolazione “corretta” oppure in pubblicazioni “per bambini” dove l’abito della “nudità del corpo” spesso era indossato da pupazzi o animaletti e non da persone.

Ricordo che questo mi aveva assai turbato, perchè questa che forse nelle intenzioni degli autori era “attenzione”, a mio modesto parere concorreva a creare una distanza e in qualche modo una sorta di inconscio sospetto. Per questo decisi che i corpi nudi dovevano essere nudi e basta, nudi, veri e diversi , così come sono, semplicemente così come sono se li guardiamo senza la preoccupazione poi di doverli rappresentare.

Tornando alla domanda le dico che io mostro le immagini dei miei libri parlando con semplicità, senza giri di parole, col garbo della conversazione che invita spesso gli altri a guardare insieme in quelle pagine.

Esiste poi tutto un percorso iconografico nato come frutto di anni di laboratori e che è diventato una sorta di corredo a questi libri e che, per introdurre l'argomento e presentarlo ai bambini, utilizza immagini di corone e utensil i, mantelli e destrieri, di colori e sfondi, di capigliature e persino di sentimenti.

Un modo di lavorare in presa diretta che per me non avvezza all'uso della parola scritta sarebbe lungo e complicato da spiegare ma se qualche insegnante o genitore volesse contattarmi sarei ben felice di spiegare.

In che modo, secondo lei, questi testi possono funzionare in un percorso di formazione all'essere alunni e infine di educazione allo stare insieme e alla cittadinanza?

Guardando, ma davvero guardando . E poi parlando ma davvero parlando . Incontrandosi e confrontandosi, ma davvero. A me piace pensare da sempre a questi albi come ad una sorta di supporto iconografico con il quale poter iniziare a guardare , parlare, incontrarsi, confrontarsi...

Imparando soprattutto però ad ascoltare il parere di ognuno, solo così forse si può snidare il “mostro racchio” del preconcetto di cui continuo ancora adesso ad intuire la provenienza dal mondo degli adulti...

Esiste un albo tra i tre o un passaggio specifico che ama più degli altri?

Li amo allo stesso modo, I maschi non mi piacciono perché forse un pò di più perchè è stato di sicuro grazie a questo albo che sono diventata, quasi inconsapevolmente, una illustratrice. E anche questo è un pezzettino di storia personale, e “di genere” che amo molto raccontare e spiegare ai bambini e agli adulti che incontro durante le presentazioni e i laboratori. Le tavole che invece amo di più di Piselli e farfalline sono di sicuro le tavole delle mutandine da maschi e da femmine.

Nora Scalzi: 20 Novembre 2013 Scuola dell'infanzia


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