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La velocità di esecuzione dei compiti

Una delle principali difficoltà che incontra a scuola l’allievo con DSA è la velocità nell’esecuzione dei compiti. Per sostenerlo nel suo processo di apprendimento è importante rispettarne il ritmo non giudicandone negativamente la lentezza. 

di Giacomo Stella23 marzo 20143 minuti di lettura
La velocità di esecuzione dei compiti | Giunti Scuola

Uno dei problemi che incontra a scuola il bambino con DSA è la velocità di esecuzione delle attività didattiche. Scrivere tenendo il passo degli altri sotto dettatura, leggere velocemente e senza inciampi, recitare le tabelline rapidamente e senza esitazioni, rispondere prontamente alle domande…

La velocità tende ad essere una qualità molto apprezzata dagli insegnanti che la giudicano come una misura della prontezza e, di conseguenza, della competenza di un bambino in un determinato ambito.
Quando un allievo non mostra rapidità nelle risposte, l’insegnante spesso lamenta che non è in grado di tenere il “ritmo della classe”, cioè che non è in grado di procedere come la maggior parte degli altri allievi. Questa condizione si verifica spesso per i bambini con DSA, che sviluppano frustrazione e senso di inadeguatezza proprio a partire da questa misura.
Ma la velocità, che senso ha? Possiamo considerarla un valore dell’apprendimento, un aspetto qualitativo da incoraggiare, un indicatore di intelligenza? Oppure non ha alcun valore per l’apprendimento?

La parola alle neuroscienze

Quando nella stessa classe incontriamo un bambino che risponde correttamente alle domande dell’insegnante, ma impiegando più tempo rispetto ai suoi compagni, le neuroscienze ci dicono che il tempo più lungo sta a indicare l’inefficienza delle strutture funzionali preposte e che l’intervallo maggiore è determinato dalla ricerca di vie compensative per dare la risposta. È come se, invece che fare la strada più breve per raggiungere una meta, l’individuo che impiega più tempo dovesse fare un percorso più lungo perché la via più breve è bloccata.

Chi è costretto a compiere il tragitto più lungo arriva ugualmente alla meta, ma sarà più stanco perché ha fatto più strada. E se per qualche motivo costui deve fare molti di questi piccoli percorsi durante la sua giornata, l’effetto cumulativo sarà notevole, con un ritardo piuttosto marcato rispetto agli stessi individui che possono raggiungere lo stesso posto seguendo il percorso più breve.

Alcune considerazioni

Stando a quando detto sopra, si può quindi affermare che:

  • la lentezza nella prestazione è un elemento qualitativamente rilevante nei processi di apprendimento in quanto indica lo sforzo che un soggetto deve compiere per svolgere un’operazione.
  • gli allievi più lenti si stancano più degli altri perchè fanno un “percorso” più lungo e per questo, con il prolungarsi dell’attività, rischiano di commettere un numero maggiore di errori.
  • la velocità di esecuzione non è tuttavia un elemento qualitativo correlato all’intelligenza . Ci sono bambini molto intelligenti che non riescono ad essere veloci, mentre viceversa bambini meno dotati cognitivamente possono essere molto rapidi nell’esecuzione del compito.

Le ricadute nella pratica didattica

Si possono considerare alcune ricadute di queste considerazioni nella pratica didattica:

  • il bambino lento nella risposta, o nella scrittura, o nella lettura non va penalizzato nella valutazione per la sua lentezza anzi, è necessario tenerne conto nelle prove di verifica, dandogli meno esercizi da svolgere o più tempo per eseguirli.
  • non è opportuno far terminare all’allievo ciò che non ha terminato durante i momenti in cui gli altri svolgono attività ricreative (come purtroppo spesso succede), ma è meglio dargli delle attività da completare a casa, con il suo ritmo, verificando che il sovraccarico di attività da svolgere a casa non diventi eccessivo.
  • non è utile sollecitare l’allievo a velocizzarsi in quanto questo risultato si ottiene solo molto lentamente nel tempo e solo se il bambino mantiene la motivazione a ripetere ciò che gli viene richiesto. Per questa ragione è importante non frustrarlo nello svolgimento, per quanto lento, delle sue attività.

Rispettiamo quindi il ritmo dell’allievo: il suo processo di apprendimento ne trarrà beneficio.


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