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Un bambino con ADHD e DSA | Giunti EDU

Il caso di Dario e l’importanza di creare una rete tra scuola, esperti e famiglia

di Marco Frinco, Emanuela Maria Sironi20 novembre 20241 minuto di lettura
Un bambino con ADHD e DSA | Giunti EDU | Giunti Scuola

Il Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, comunemente conosciuto con l’acronimo ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder), è un disturbo del neurosviluppo che crea molte difficoltà di gestione del bambino a scuola, in famiglia e negli altri contesti di vita come le attività sportive.

L’ADHD è dovuto a un deficit di autoregolazione cognitiva e comportamentale e i sintomi primari possono riguardare la disattenzione, l’impulsività e l’iperattività. Oltre a queste difficoltà ci sono altri aspetti che influiscono molto sulla vita scolastica: il bisogno di ottenere il soddisfacimento immediato delle proprie richieste, l’incapacità di pianificare e organizzare le proprie attività e i propri materiali, di inibire i comportamenti disturbanti nonostante i richiami dell’adulto, le difficoltà nella gestione delle emozioni e ad adattarsi ai cambiamenti e alle richieste. Oltre il 75% dei casi presenta comorbilità, ovvero compresenza di altri disturbi: Disturbo Specifico di Apprendimento, Disturbo Oppositivo Provocatorio, Disturbo d’Ansia, Disturbi dell’Umore.


Il caso di Dario

Dario (nome di fantasia) è un bambino biondo, minuto, con gli occhi verdi e uno sguardo curioso e simpatico che giunge a valutazione a fine della classe prima della scuola primaria perché i genitori e gli insegnanti sono “disperati”. Frequenta il tempo pieno, ma a scuola non svolge alcuna attività didattica, trascorre il tempo in piedi giocherellando con gli oggetti, compreso il materiale scolastico e solo alle 17 inizia a fare con i genitori tutto ciò che non ha svolto in classe. Quel poco che è riuscito ad apprendere a fine prima è dovuto alla volontà dei genitori, che con pazienza cercano di fare “i docenti” utilizzando i quaderni della sorella gemella di Dario, che non presenta difficoltà ed è inserita in un'altra classe dello stesso plesso. Dalla prima valutazione la diagnosi è di ADHD, con un quoziente intellettivo nella norma (QI=97), indicativo di un buon potenziale, ma con importanti difficoltà nella memoria di lavoro e nella velocità di elaborazione, e difficoltà di automatizzazione dei processi di apprendimento.


Il percorso di intervento

La diagnosi è l’inizio di un percorso che vede coinvolti genitori, docenti e lo stesso Dario: i genitori iniziano un’attività di Parent Training di gruppo con altri genitori di bambini con ADHD, gli insegnanti effettuano regolari colloqui con la psicologa che segue Dario in un percorso di potenziamento sull’autoregolazione dell’attenzione e sui processi di apprendimento.

Dario comincia a migliorare nell’apprendimento, ma i tentativi di regolare il suo comportamento e potenziare la sua attenzione non si rivelano subito efficaci. Si concorda una riduzione dell’orario scolastico: Dario per due pomeriggi alla settimana torna a casa, dove viene affiancato da una tutor specializzata che lo aiuta nelle attività di potenziamento dell’apprendimento. Le insegnanti dedicano le compresenze a gestire Dario, dal momento che è necessario stare accanto a lui per riuscire a farlo lavorare, nel tentativo di contrastare la sua tendenza a evitare le attività didattiche.


La diagnosi di DSA

In classe quarta arriva la diagnosi di DSA in comorbilità con ADHD. Dario continua lentamente a migliorare nell’apprendimento e nel comportamento grazie a un progetto di intervento sinergico molto ben strutturato tra insegnanti e famiglia.

In classe quinta Dario riesce a stare attento e progredisce rapidamente in tutti gli apprendimenti. Riesce a recuperare e si allinea con gli obiettivi previsti per la fine della scuola primaria. È sempre seguito dalla tutor e sono necessari momenti di attività individualizzata in classe, ma è collaborativo. Il progetto di rete prosegue e vengono posti nuovi obiettivi relativi a organizzazione, rispetto delle regole, rapporti con adulti e pari.

Nella scuola secondaria di primo grado i docenti sono stupiti leggendo il PDP della scuola primaria, in quanto Dario è tra i migliori della classe. La sua autostima cresce. Proseguono il suo percorso con la tutor tre pomeriggi alla settimana e le sedute psicologiche ogni 3 o 4 settimane, con l’obiettivo di giungere a un’autonomia nella gestione di studio e compiti. Il consiglio di classe intero collabora per gestire ogni criticità che emerge relativa al nuovo ambiente, al maggiore carico di lavoro a casa e a scuola e all’organizzazione.


L’importanza del lavoro di rete

La rete scuola-esperti-famiglia continua la sua azione e in accordo con la scuola vengono organizzate attività socializzanti (ad esempio ricerche di gruppo da svolgere in parte a casa). Inoltre, in accordo con i docenti, Dario prepara una presentazione in power point per spiegare ai compagni cosa sia l’ADHD e perché lui si comporti così. La situazione finalmente migliora e si stabilizza. Nel caso di Dario la gravità del disturbo e la compresenza di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento hanno messo molto in difficoltà la famiglia e la scuola fin dall’inizio del suo percorso scolastico. Tuttavia questo caso mostra come in presenza di una forma severa di ADHD in comorbilità con altri disturbi è stato fondamentale il costante lavoro di rete e collaborazione tra la famiglia, gli insegnanti e le diverse figure professionali che seguivano il ragazzo, per riuscire a superare i vari momenti di difficoltà e consentire a Dario di vivere la scuola con maggiore serenità e soddisfazione.

 

Per saperne di più

  • Fedeli, D., Vio, C. (a cura di) (2015). ADHD Iperattività e disattenzione a scuola. Firenze: Giunti EDU.

Una guida per conoscere e affrontare le problematiche relative a disattenzione e iperattività, sia come difficoltà, sia come vero e proprio disturbo. Il volume presenta il modello a “due vie”, articolato sulle dimensioni energetica e organizzativa, come soluzione innovativa per intervenire nel contesto educativo.

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