Le parole per cominciare bene l'anno scolastico

Accogliere per conoscersi

Che cosa è indispensabile per lavorare al nido? - “Pillole” per cominciare bene

Alla scoperta di sogni ed emozioni

La Gioia di ricominciare

Rami per giocare e decorare

II l termine inglese per indicare il periodo trascorso risuona più forte, quasi fosse onomatopeico: dice bene il blocco totale, improvviso e quasi apocalittico che la pandemia da coronavirus ha indotto nel nostro Paese, da febbraio scorso. Sono passati quasi 7 mesi per alcune regioni, per altre poco meno, in cui la scuola tutta, e così i nidi, sono stati ri-voltati in modo radicale rispetto alle loro pratiche e azioni quotidiane. Di questo periodo dobbiamo ancora capire molte cose, ma certo non possiamo gettarlo via con un colpo di spugna, nemmeno se tutto tornasse “alla normalità”, perché questa esperienza ci ha cambiati, ci restituisce la responsabilità di ripensarci con direzioni di lavoro e orientamento rinnovati.

NON DIMENTICHIAMO LE ESPERIENZE VISSUTE

EMPATIA, ASCOLTO E INCLUSIONE

Non facciamoci sfuggire questa possibilità: un rinnovato anno pedagogico, un anno di "costituente della scuola" da 0 a 16 anni (e oltre!)

II l termine inglese per indicare il periodo trascorso risuona più forte, quasi fosse onomatopeico: dice bene il blocco totale, improvviso e quasi apocalittico che la pandemia da coronavirus ha indotto nel nostro Paese, da febbraio scorso.
 
 Sono passati quasi 7 mesi per alcune regioni, per altre poco meno, in cui la scuola tutta, e così i nidi, sono stati ri-voltati in modo radicale rispetto alle loro pratiche e azioni quotidiane. Di questo periodo dobbiamo ancora capire molte cose, ma certo non possiamo gettarlo via con un colpo di spugna, nemmeno se tutto tornasse “alla normalità”, perché questa esperienza ci ha cambiati, ci restituisce

II l termine inglese per indicare il periodo trascorso risuona più forte, quasi fosse onomatopeico: dice bene il blocco totale, improvviso e quasi apocalittico che la pandemia da coronavirus ha indotto nel nostro Paese, da febbraio scorso. Sono passati quasi 7 mesi per alcune regioni, per altre poco meno, in cui la scuola tutta, e così i nidi, sono stati ri-voltati in modo radicale rispetto alle loro pratiche e azioni quotidiane. Di questo periodo dobbiamo ancora capire molte cose, ma certo non possiamo gettarlo via con un colpo di spugna, nemmeno se tutto tornasse “alla normalità”, perché questa esperienza ci ha cambiati, ci restituisce la responsabilità di ripensarci con direzioni di lavoro e orientamento rinnovati.

Questi, insieme ad altri molteplici accadimenti, ci forniscono, come gruppo di lavoro, dei lasciti importanti: l’empatia si può sviluppare ed allenare, è una competenza professionale, non una qualità innata. Altrettanto necessario è l’ascolto e ora abbiamo sperimentato le grandi potenzialità che l’ascolto porta con sé: le sorprese attraverso le videochiamate dei bimbi che felici ti guidano nel loro mondo, o dei bimbi tristi e arrabbiati, che hanno bisogno di essere legittimati nella loro rabbia o tristezza, non sono concluse con l’emergenza, ma ci hanno permesso di apprendere cose nuove e di approfondire molti aspetti. Saper ascoltare le situazioni, prima ancora che le persone, è qualcosa che si deve davvero incorporare negli educatori, che serve in qualsiasi modo e momento del lavoro educativo: è alla base della relazione educativa, di quella competenza a piegarsi a 45°, che secondo Luigina Mortari, è caratteristica essenziale della cura. Abbiamo forse compreso con maggior consapevolezza, perché vissuta nell’emozione e nella scoperta attiva, che cosa significa dare corpo e anima all’inclusione più autentica, all’attenzione all’altro per ciò che è, per ciò che può fare e scegliere abbiamo vissuto in pienezza, se ne siamo stati capaci, il rispetto reciproco: abbiamo cioè posto le basi per una comunità educante. Abbiamo capito quanto serva condividere la cultura dell’infanzia, le conoscenze, le scoperte, le pratiche. Da qui oggi possiamo ri-partire: partire con passo e occhi nuovi, ri-partire anche nel senso di distribuire, diffondere carichi, diritti, responsabilità, ri-partire tempi e spazi in modo meno gerarchico, rigido, adultocentrico.

Possiamo approfittare di questo tempo quasi “vergine” per condividere nel gruppo chi siamo oggi, che cosa abbiamo&nbsp;capito e che cosa vogliamo diventare… Di colpo è sparito il corpo, eppure abbiamo scoperto che la relazione, per la quale tanto fondamentale ci è sempre apparso il corpo, va persino oltre esso. Questo non toglie l’importanza del corpo, ma ci dice che i legami e le relazioni sono più forti e resistono, alla distanza, all’assenza: ciò ci ricorda, e forse ne avevamo bisogno, quanto è fondante la qualità della relazione, con i bambini e altrettanto con le loro famiglie. Di colpo non erano più le famiglie a dover entrare nel nido, un po’ ospiti, ma le educatrici a entrare nelle case e nelle famiglie, sentendo anche tutto il disagio di questa situazione. E questo ci ha insegnato in modo più evidente di sempre quanto sia reale la differenza delle storie individuali di ciascuno: potremo allora ricordarci questa grande lezione sul rispetto e la necessità di conoscere ciascuna famiglia e la storia sacra che porta con sé ogni bambino o bambina.

Ripartire dopo il lockdown nel team di lavoro

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