"Libri per nutrire il nostro essere insegnanti": "Il significato del disegno infantile"

"Poesie della neve", viaggio incantato dentro a una nevicata

Psicologia e scuola di Novembre-Dicembre: la scuola è #cittadinanza

I consigli di lettura di Psicologia e Scuola

Impariamo a rilassarci

Ad alta voce

Tutti insieme nel gruppo classe

Atwell N. (2015), In the middle, 3rd ed., Heinemann, Portsmouth (NH). Chambers A. (2015), Il lettore infinito, Equilibri, Modena. Minuto S., Golinelli E. (2019), Amano leggere, sanno scrivere, Pearson, Milano. Poletti Riz J. (2017), Scrittori si diventa, Erickson, Trento. Serafini F. (2006), Around the reading workshop in 180 days, Heinemann, Portsmouth (NH). Wolf M. (2018), Lettore, vieni a casa, Vita e Pensiero, Milano.

<blockquote>«Dobbiamo insegnare la scrittura e la lettura come ogni altra abilità di base, con istruzione esplicita e ampia opportunità di pratica» Lucy Calkins</blockquote>

Da dove partire?Noi abbiamo messo in comune le criticità del nostro lavoro capaci di smorzare quel fuoco che non dovrebbe mai restare sopito: <ul><li style="text-align: justify;">Perché le competenze nella lingua scritta migliorano poco nell’arco del triennio della scuola secondaria di primo grado? </li><li style="text-align: justify;">Perché la nostra passione per la lettura contagia pochi studenti?</li></ul>La risposta che abbiamo finalmente sentito efficace incrocia la strada tracciata dal Writing and Reading Workshop, una didattica per competenze, adatta a tutti gli ordini di scuola, che si muove in una cornice metodologica rigorosa ma flessibile, capace di realizzare percorsi di senso sia da un lato della cattedra sia dall’altro. Il WRW ha origine statunitense. Lucy Calkins, sulle suggestioni di Donald Murray e Donald Graves, fonda il progetto WRW presso la Columbia University di New York e ne definisce i canoni. In Italia il nome più noto legato al WRW è quello di Nancie Atwell, vincitrice del Global Teacher Prize (2015) e autrice di In The Middle (2015), uno dei riferimenti fondamentali del metodo. La prima rivoluzione parte dall’offrire agli studenti regolari e frequenti occasioni di scrittura e lettura. L’alunno sceglie che cosa, in quale modo e con quali tempi scrivere e leggere all’interno di un genere testuale nel quale è stato immerso per diverse settimane. La seconda rivoluzione riguarda il ripensamento dell’ora di lezione.

Durante il laboratorio di lettura l’insegnante propone la stessa routine, inoltre legge ad alta voce due o tre libri l’anno e si avvale di strumenti ad hoc – come lo schema ICW – che favoriscono la lettura profonda. Gradualmente gli studenti saranno in grado di condurre circoli di lettura autonomi.&nbsp; Il docente, dunque, cambia il suo ruolo. Diventa un maestro nel senso rinascimentale del termine. Sosta con gli studenti nella lettura e nella scrittura, mostra i suoi strumenti e lascia che i ragazzi si modellino, come in una vera e propria bottega. Non sappiamo se la lettura di circa venti libri l’anno accanto a una passione emergente per la scrittura rappresentino il raggiungimento dell’obiettivo più alto del WRW, creare scrittori e lettori a vita. Una cosa è certa: è molto più avvincente di un tempo entrare oggi in classe ed essere accolti dalla domanda: «Prof, possiamo leggere?».

Il docente-maestro

<a data-cke-saved-href="https://sabinaminuto.wordpress.com/" target="_blank" href="https://sabinaminuto.wordpress.com/">https://sabinaminuto.wordpress.com </a><a data-cke-saved-href="https://www.facebook.com/lineediWRW/" target="_blank" href="https://www.facebook.com/lineediWRW/">https://www.facebook.com/lineediWRW/ </a><a data-cke-saved-href="https://www.italianwritingteachers.it/" target="_blank" href="https://www.italianwritingteachers.it/">https://www.italianwritingteachers.it</a>

Tutto è iniziato quando in classe è approdato il Writing and Reading Workshop (WRW), che ha trasformato un gruppo di ragazzi agitati e distratti in una comunità di lettori e scrittori. Che la didattica debba porre al centro del suo agire il coinvolgimento dell’alunno è noto da tempo. Già Plutarco, nei Moralia, affermava che:

<blockquote>«la mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma, come legna da ardere, [...] solo di una scintilla che la accenda». </blockquote>

Didattica per rendere protagonisti gli alunni

Le prassi del metodo<img filer_id="226782" src="/d/filer/sharing/1606473543/226782/" title="" align="" thumb_option="" original_image="false" style="height: 361px; width: 300px; margin: 10px 15px; float: right;" data-cke-saved-src="/d/filer/sharing/1606473543/226782/">Ogni giorno l’attività inizia con almeno dieci minuti di lettura indipendente di testi scelti in autonomia, a cui fanno seguito annotazioni sul taccuino del lettore e dello scrittore. Si procede con una mini-lesson che si concentra su strategie pratiche di approccio al testo. Se l’ora di laboratorio verte sulla scrittura, alla mini-lesson fa seguito un tempo disteso di produzione autonoma durante il quale gli alunni: <ul><li style="text-align: justify;">cercano un’idea sul taccuino; </li><li style="text-align: justify;">la sviluppano nel quaderno delle bozze;</li><li style="text-align: justify;">la revisionano fino alla versione ottimale che sceglieranno per la consegna.</li></ul>Nel frattempo il docente gira tra i banchi e incontra ogni studente-scrittore, invitandolo a mettere in atto le strategie apprese affinché divenga autonomo e consapevole della sua “voce”: è lo spazio della consulenza. Alla fine del laboratorio chi vuole può condividere con la classe un suo scritto, chiedere feedback ed esplicitare scelte di scrittura. È il momento della sedia dello scrittore e delle congratulazioni.

Il rumore dei fogli strappati, voltati e rivoltati alla ricerca della parola giusta, un post-it che si stacca e un odore di matite appena temperate che arriva fino al mio naso. Anna, viso affilato, è seduta da sola nell’ultimo banco, come a nascondersi. La campanella suona: il laboratorio di scrittura è terminato. Lei tira su la testa e chiede: «Prof, posso continuare a scrivere? La prego, non vorrei smettere proprio adesso». Anna ha tredici anni, è una ragazza introversa, con una grave disgrafia diagnosticata da tempo. Ha sempre odiato scrivere, troppa frustrazione, troppa fatica. Che cosa è cambiato?

La strada aperta da Rousseau, arricchita da contributi di diversa natura epistemologica, da Piaget a Dewey, da Maria Montessori a Freinet, attraverso attivismo e costruttivismo, ha mantenuto costante la metafora del fuoco che arde. Oggi il quadro normativo che regola l’azione della scuola italiana riprende appieno questa suggestione, la fa sua nel dettato delle&nbsp;Indicazioni Nazionali e traccia una strada in cui «[...] lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti [...]; i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora». Quanto la scuola italiana, oggi, riesce a strutturare processi di apprendimento autentico di cui l’alunno sia protagonista?

Per una comunità di lettori e scrittori

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