Libri e albi illustrati: testo e immagini

Libri divulgativi: animali e macchine

Esami universitari

Ricordate il libro di Roald Dahl, dal titolo “Il GGG”, edito per la prima volta da Salani nel 1987? L’acronimo, come sa chi ha letto la storia, sta per Grande Gigante Gentile. Indimenticabile è l’illustrazione di copertina dell’artista inglese Quentin Blake che, con il suo inconfondibile tratto, è riuscito a cogliere il lato umano e gentile del protagonista: un gigante magro e alto sette metri che, a differenza dei suoi simili, non divora gli esseri umani, anzi stringe una profonda amicizia con una bambina. Nell’illustrazione di copertina la vediamo raffigurata in piedi nella gigantesca palma della mano destra del gigante, ed è microscopica se paragonata a lui.&nbsp;Le iniziali di Giancarlo Cerini, GC, che usava sempre per chiudere una e mail o un sms, ci fanno pensare a lui, sull’esempio di Dahl, come a un (Grande) Gigante Cortese e ci aiutano a svolgere il “filo” del nostro ricordo tra il fiabesco e il reale.&nbsp;Lungi da noi l’idea di usare espressioni iperboliche per amplificare la realtà: Giancarlo era davvero una persona che eccelleva per capacità e doti intellettuali, conosceva bene la realtà scolastica e ne esaminava i problemi sempre in modo accurato e minuzioso, si impegnava tantissimo sul piano educativo sia sul versante dello studio e della ricerca sia su quello dell’interazione con i docenti e i dirigenti. Li incontrava sempre e dovunque, con sforzi fisici notevoli per i continui viaggi da fare lungo la penisola. Questo era uno dei modi con cui si prendeva cura del personale scolastico. Si trattava di incontri di formazione, di “aggiornamento” sulle novità normative e pedagogiche, di scambi di idee e discussioni; lui usava sempre toni pacati, nonostante i problemi a volte fossero un po’ spinosi. Con tutti era cortese e affabile.Sogni o realtà?Strano a dirsi ma il nostro GC (o GGC), oltre alla “statura” e ai modi cortesi, aveva altre cose in comune con il personaggio di Dahl, anzi con Dahl stesso. Per esempio li accomunava una nipotina di nome Sofia, molto amata da entrambi i nonni. Questa analogia avrebbe fatto di sicuro sorridere il nostro GGC.La prima nipote dello scrittore britannico porta questo nome; a lei il nonno la sera raccontava le stesse storie che in precedenza aveva raccontato ai figli. Erano storie di giganti che soffiavano “sogni” nelle stanze dei bambini mentre dormivano, sogni per renderli felici. Si trattava, in pratica, della trama di quanto, dopo molti anni, avrebbe scritto nel libro, dando alla bambina protagonista proprio il nome di Sofia e al gigante quello di Big Friendly Giant, GGG in italiano. Un gigante che con un retino acchiappa i sogni fluttuanti nell’aria appena ne percepisce il sibilo, anche quello più impercettibile, con le grandi orecchie; conserva i sogni nei barattoli e poi, con una tromba, li soffia durante la notte ai bambini che dormono.Anche il nostro GGC catturava i sogni: riusciva a cogliere tutto ciò che potesse essere utile per innovare la scuola, rendere la didattica più efficace, fare stare meglio gli insegnanti ma soprattutto i bambini. Conservava questi sogni tra le pagine dei suoi appunti, li scriveva negli articoli e nei libri, e pazientava: sapeva che sarebbero maturati i tempi per la loro realizzazione.&nbsp;Il lavoro sulla rivistaPer la Vita Scolastica il GGC ha scritto ogni mese, da tanti anni, ed era sempre in ritardo nel consegnare il suo pezzo. Non solo e non tanto perché aveva molte cose da fare, quanto perché voleva commentare le idee più nuove e interessanti sulla scuola che era riuscito a cogliere nel dibattito nazionale, le novità che si stavano preparando a livello istituzionale. &nbsp;Lo scorso anno, ad esempio, ipotizzando il ritorno a scuola dopo i mesi di pandemia, pensava alla didattica e agli spazi. Sul numero 9 del 2020 di Vita Scolastica scriveva che sarebbero stati necessari “spazi accoglienti e capaci di stimolare la partecipazione attiva e la responsabilità dei bambini. […] Non bastano più aule-classi collegate da un corridoio, con mensa e palestra, quando va bene! Una scuola è tale se ci sono almeno un ambiente per una biblioteca (ove far scattare altrimenti l’amore per la lettura?), uno spazio per comunicare e stare insieme (il teatro è la base della cittadinanza “argomentativa”), angoli per lo studio e le attività individuali (dove imparare a riflettere in silenzio), atelier espressivi (per offrire una sponda alla creatività dei bambini). Stiamo forse parlando di un improbabile libro dei sogni”?No. Non era un libro dei sogni. Lui, che aveva in grande considerazione i bambini e ragazzi e, come il GGG, li teneva “in palma di mano”, pensava sempre a come soddisfare tutti i loro bisogni, a cominciare da quello di diventare cittadini a pieno titolo.&nbsp; Sul numero 7 del 2020 faceva ad esempio notare che “L’educazione interculturale è un punto di forza del nostro sistema educativo e richiederebbe ben maggiori attenzioni da parte dei decisori politici […] Ci vorrebbe una legge ad hoc sullo ius culturae (acquisire la cittadinanza dopo la frequenza di un ciclo scolastico), che è ben diverso dallo ius soli (sei cittadino perché sei nato nello stesso territorio). […] Italiani e non italiani conquistano la cittadinanza proprio sui banchi di scuola, perché imparano a riconoscersi, ad apprezzare storie e culture diverse, a essere orgogliosi della propria, ad aprirsi verso nuovi mondi, a non temere la globalizzazione. Sapendo che la nostra Costituzione è un “alveo” capace di contenere tutti i nuovi cittadini, se la si conosce e la si rispetta”.&nbsp;Con pazienza, calma, ottimismo, fiducia, il GGC aspettava che le sue idee prendessero forma anche nella realtà, anche con l’aiuto che lui stesso dava a chi aveva il potere di farle avverare. Attendeva perché sapeva, come aveva appreso da Dahl, che «se è un buon sogno aspetterà pazientemente che lo si liberi perché possa fare il suo lavoro. Se è un sogno cattivo, farà di tutto per cercare di scappare».&nbsp;A noi resta il privilegio di poter leggere tutto ciò che il GCC ha scritto; è il modo migliore di sentirlo vicino: i Giganti non muoiono mai, diceva il GGG a Sofia: «Qualche volta improvvisamente un gigante sparisce e nessuno sa dov’è andato. Ma la maggior parte di noi giganti continua semplicemente a vivere, come dei girapollici mai stanchi».&nbsp;

Il GGC, ovvero il Grande Gigante Cortese: un ricordo di Giancarlo Cerini