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Diwali, la festa delle luci in India e… in Italia

Dipawali o più semplicemente Diwali ("file di luci”) è forse la festa più popolare d’origine indù ricordata in tutta l’India.

di Lorenzo Luatti01 ottobre 20157 minuti di lettura
Diwali, la festa delle luci in India e… in Italia | Giunti Scuola

La festa della luce

Dipawali o più semplicemente Diwali ("file di luci”) è forse la festa più popolare d’origine indù ricordata in tutta l’India. Segna il giorno in cui il re Rama (o Ramchamdraji), dopo aver eliminato i demoni, tornò a casa ad Ayodhya. Diwali, secondo il calendario Vikram, uno dei molti calendari indù, segna l’avvio del nuovo anno. Oggi questa festa è dedicata anche a Lakshmì, dea indù della prosperità e della ricchezza , sia materiale sia spirituale, che ogni famiglia cerca di attirare dentro la propria casa con la luce. Nella tradizione indù l’accensione delle lampade è il simbolo della vittoria del bene sul male e della liberazione dalle tenebre dell’ignoranza. I festeggiamenti per Diwali si protraggono per cinque giorni : in questo periodo la casa è accuratamente pulita, talvolta imbiancata e sulla soglia sono disegnate con polveri colorate e riso, intricate decorazioni (rangoli).
Quest’anno, il clou dei festeggiamenti cade l’11 novembre. La festa è l’occasione per rinsaldare i legami con famigliari e amici, per pregare insieme, accendere lucerne, scambiarsi doni e auguri. Gli abiti migliori, i gioielli più preziosi, cenoni e fuochi artificiali sono immancabili in queste serate, che assomigliano al nostro Capodanno. I bambini celebrano Diwali raccontando la storia di Rama, indossano vestiti nuovi e mangiano dolci speciali.

Ecco un lungometraggio informativo su Diwali girato in India tra i molti che possiamo vedere sul web.

Anche in Italia le comunità indiane insdeiate nelle grandi città festeggiano Diwali: qui possiamo vedere una slideshow e un video sulle celebrazioni della festa delle luci del 2011 a Torino.

Conoscete la storia di Rama e Sita?

Rama e la sua bella sposa Sita furono cacciati dal re fuori dal loro villaggio e dovettero sopravvivere nella foresta per ben quattordici anni. Un giorno Rama decise di andare a caccia con il suo arco e le frecce. Prima di congedarsi, tracciò un cerchio magico sul terreno e raccomandò a Sita di starvi all’interno per essere salva dai dèmoni. Sita rimase a lungo nel cerchio fino a quando un cervo ferito corse e si fermò nelle vicinanze. Sita si affrettò a soccorrerlo saltando fuori dal cerchio. Immediatamente il cervo scomparve e al suo posto comparve Ravana, il terribile demonio dalle dieci teste. Si portò via Sita nella lontana isola di Lanka.

A tarda sera Rama tornò a casa e si mise in cerca di Sita, ma non poté trovarla da nessuna parte. Anche Hanuman, il re delle scimmie, lo aiutò nella ricerca affannosa. Saltando di albero in albero in cerca di Sita, giunse sopra l’isola di Lanka, dove finalmente la trovò. Allora Rama e l’esercito delle scimmie liberarono Sita portandola in salvo.
Per Rama e Sita era tempo di fare ritorno al loro villaggio. I compaesani li aspettarono e siccome si era fatta notte, cercarono molte lanterne, le accesero e ne fecero un cerchio attorno al villaggio. Rama e Sita poterono scorgere le luci da lontano e furono così guidati in salvo da loro.

E adesso vediamo alcune attività che possiamo svolgere in classe

1. Il bene vince sempre sul male?

Leggiamo in classe la storia di Rama e Sita (in Fiabe indiane. Tra ghiacci, foreste, fiumi, desert i, Giunti, 2005). Possiamo progettare assieme ai bambini come recitare la storia, facendo scegliere loro i personaggi: possiamo invitarli a costruire delle semplicissime marionette a mano.
Riflettiamo sul significato della novella: il bene vince sul male. Ma nella realtà non è così semplice. Perché? È più facile ricordare il “male” o il “bene”? Tu cosa ne pensi? Allarghiamo la discussione, qualora i bambini si sforzino di chiarire alcuni aspetti etici. Si potrebbe leggere la narrativa tratta da altre fedi che illustra il trionfo del bene sul male (es. l’Avvento o l’Hannukah…).

2. La candela per Divali

Fate sedere in cerchio i bambini e abbassate le luci. Chiedete loro cosa pensano e sentono mentre si trovano al buio. Poi accendete una candela e incoraggiateli ad esprimere quali sentimenti dà loro quella luce. Domandiamo ai bambini in quali occasioni essi accendono delle candele. Discutete con loro il significato della candela , oggetto che emana luce, traendo spunto dai loro ricordi o da storie che hanno letto o ascoltato. Consideriamo l’importanza della “luce” durante le feste, caratteristica comune a tutte le religioni.

3. Salutiamoci nelle nostre lingue

Gli indiani si salutano giungendo le mani e dicendo Namaste (pronuncia “namastè”), che significa “saluto il dio che è presente in te”. Fra i sikh, il saluto è Sat Shri Akal (pronuncia “satsriakal”). Proponiamo di pronunciare queste parole ai bambini. Giochiamo poi a trovarne altre simili, imparando a salutarci , quando arriviamo in classe nelle “nostre” lingue. Scriviamole su cartelloni che ci aiutino a ricordarle. Chiediamo ai bambini che parlano altre lingue di aiutarci. Per traduzione, pronuncia e trascrizione fonetica si può consultare anche “ Google traduttore ”.

Un libro, una storia

Un approfondimento sulla “festa delle luci” può partire dalla lettura del coloratissimo libro Con la testa tra le spezie. Una storia indiana , edito da Sironi ragazzi, 2012, scritto da K. Young, un autore sudcoreano, che scrive su una festa indiana, e tradotto in Italia.
La trama è molto semplice. Siamo in India, nel giorno della festa di Diwali, e la piccola Lani è stata incaricata di aiutare la zia Usha a preparare il pranzo per tutta la famiglia: il pane chapati e il pollo tandoori, la crema dahl e il dolce lassi. Il testo spiega, le immagini sollevano domande, suggeriscono, e si lasciano guardare con la stessa lentezza che un viaggiatore dedicherebbe alle bancarelle di un mercato in una città sconosciuta.
Ma… il testo è forse troppo didascalico? La storia pecca di esotismo, a tratti scade nel folclorico? E le illustrazioni? Domande legittime, che devono essere vagliate. Possiamo discuterne con le colleghe, con persone di origine indiana (mediatore, genitore, conoscente…) e persino con i nostri studenti.

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