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La produzione del testo scritto

La produzione scritta è l’abilità linguistica più difficile e deve essere curata con strategie didattiche efficaci, fondate su alcuni principi basilari come la gradualità, la significatività e la testualità.

di Cristina Peccianti10 maggio 20165 minuti di lettura
La produzione del testo scritto | Giunti Scuola

La difficile conquista della scrittura

L’apprendimento della lingua scritta è difficile anche per i bambini e i ragazzi italofoni, per tanti motivi: c’è una sintassi diversa e una maggiore densità e ricchezza lessicale con cui i ragazzi, specie i più piccoli, non hanno confidenza. Ed è ancora più difficile per gli alunni non italofoni, i quali devono sommare le difficoltà di apprendere il codice scritto a quelle della scarsa padronanza dell’italiano orale.
L’approccio alla lingua scritta avviene attraverso due modalità diverse e richiede il formarsi di due competenze diverse: una ricettiva, la lettura, e una produttiva, la scrittura.
Fra queste due competenze, la conquista della scrittura, intesa come capacità di produrre un testo scritto chiaro, coeso e corretto , è poi senza dubbio una delle imprese più ardue che devono affrontare a scuola bambini e adolescenti, specie se stranieri e se più piccoli, dato che sommano in questo caso le difficoltà tipiche dell’età e quelle determinate dalla scarsa padronanza linguistica.
Nella nostra scuola l’abilità di scrittura ha tuttavia una grande importanza e molto precocemente si chiede ai bambini di cimentarsi ad esprimere pensieri e sentimenti per scritto, come se una volta imparato a trasformare i suoni in segni, i bambini fossero in grado di trasformare automaticamente espressioni e comunicazioni orali in testi scritti. Sappiamo che non è così, sappiamo che la lingua scritta ha regole sintattiche e testuali complesse , che hanno scarsa rispondenza nel parlato, e che il suo apprendimento non può che essere lento, graduale e molto guidato.

La didattica della scrittura a piccoli passi

Insegniamo dunque a scrivere procedendo per piccoli passi, ben programmati, e passando al passo successivo solo quando si è sicuri che il precedente è ben consolidato. Gli assi portanti di una buona didattica della scrittura, intesa come produzione, sono infatti la gradualità, la significatività e la testualità.

Per garantire la gradualità non partiamo dalle parole e dalla cura dell’ortografia, ma dal testo minimo che è la frase e, anche con i ragazzi più grandi, curiamo in modo attento e ricorsivo la padronanza della struttura frasale di base, che nelle produzioni degli alunni stranieri si rivela non di rado zoppicante, con errato ordine delle parole, lacune negli elementi indispensabili, mancati accordi. Invitiamo quindi gli alunni ad arricchire le frasi e poi a collegarle fra loro.
Ricordiamo che l’uso dei connettivi , elementi fondamentali della testualità , è una delle maggiori difficoltà della scrittura. Lavoriamoci quindi molto coinvolgendo i bambini, e soprattutto i ragazzi della secondaria, in una riflessione attiva, piuttosto che lasciarli soli a fare esercizi di completamento in cui il meccanismo finisce sempre per prevalere sull’uso consapevole e non paga quando poi si passa dall’esercizio mirato alla scrittura di un testo.

Proponiamo comunque sempre la scrittura di testi significativi , che abbiano un valore pragmatico e non siano fine a se stessi o non tengano conto delle differenze culturali ed esperienziali degli stranieri, costringendoli magari ad inventarsi, con grande fatica, esperienze che non hanno mai fatto o sentimenti che non hanno mai provato.

Rivediamo il concetto di scrittura come attività assolutamente individuale e solitaria, e anche per questo particolarmente difficile per tutti gli alunni. Per permettere anche ai più fragili, come gli stranieri, di prendere fiducia e non essere bloccati dalla pagina bianca e dalla paura di sbagliare, è certamente utile la scrittura collettiva , fatta con tutta la classe o il gruppo del laboratorio di L2, e sotto la guida dell’insegnante. E, più avanti, assegniamo composizioni da fare a coppie, composte magari da un bambino italiano e uno straniero, da cui ne uscirà rinforzata anche l’interattività e la collaborazione fra pari, così come la preziosa capacità di lavorare insieme per uno scopo comune.

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