In ascolto delle storie dei bambini

L’attenzione a ogni bambino comincia dal suo nome, dalla sua storia, dagli oggetti e spazi quotidiani. Un percorso autobiografico per i più piccoli scandito in sei tappe.

di Mariella Pavani08 febbraio 20217 minuti di lettura
In ascolto delle storie dei bambini | Giunti Scuola
Il percorso autobiografico è uno degli strumenti che le insegnanti hanno per dare voce alle storie dei piccoli, con l’obiettivo di comprenderle meglio e far sì che questa comprensione venga restituita ai bambini, come loro patrimonio identitario. Particolarmente nella seconda infanzia i bambini sono in un percorso di costruzione di sé, a volte anche con difficoltà soprattutto se il percorso identitario avviene “a cavallo” tra due modelli culturali, fatti talvolta di elementi distanti e che necessitano di essere mediati.
La scuola assolve al suo compito di accogliere le differenze offrendosi come luogo di tutti, nel quale il modello educativo è comune, seppure offerto con attenzione alle differenti soggettività. Dentro la scuola è possibile ai bambini raccontare di sè, condividere con gli altri racconti, piccoli fatti, memorie. Pensare alla possibilità di rendere consapevoli i bambini della propria singolarità e favorire le capacità narrative dei bambini sono modi per dare importanza alle storie di ciascuno.
In un percorso che ha come riferimento l’integrazione e lo scambio interculturale – che viene sviluppato in gruppi classe marcatamente eterogenei per cittadinanza, con percentuali di oltre il 70% di bambini stranieri – è molto importante coinvolgere il più possibile anche le famiglie, individuando strategie che permettano ai genitori di sentirsi parte della comunità educante.
Con il titolo Memorie di casa si è cercato di rappresentare la casa come luogo degli affetti, dei racconti, della scoperta di storie, di oggetti, di parole che la rendono spazio vivo e denso di significati. Con il termine casa intendiamo sia uno spazio fisico che un luogo interiore dove ci si sente a casa.
In questo senso, anche la scuola può essere casa, perché luogo di incontro e di intrecci.
Il percorso inizia dalla ricerca di storie di casa e i bambini si definiscono così come esploratori di racconti, a cui viene chiesto di raccogliere a casa e condividere a scuola storie legate alle stanze della casa, agli oggetti, alle parole dell’affetto familiare.
Storie e racconti vengono poi raccolti in un libro individuale, a disposizione per essere sfogliato e alla fine portato a casa, per rileggere e rinnovare insieme ai genitori i significati delle scoperte e delle esplorazioni intorno alla propria biografia/alla biografia di famiglia.

 

Cominciamo dal nome

 

Il percorso inizia da un libro-porta, attraverso il quale si entra nelle storie di ciascun bambino. Il libro si costruisce strada facendo perché si compone di “pagine” che descrivono/documentano le singole esperienze nelle quali il percorso viene articolato. C’è poi un personaggio-staffetta, un piccione viaggiatore, che fa da “ponte” e porta i messaggi da scuola a casa e viceversa.

1. Storia del nome – La porta di casa
La prima tappa inizia dal racconto del proprio nome. La valorizzazione di sé parte anche da lì, dal nome col quale ciascuno è entrato nella vita. Con giochi di conoscenza, ci presentiamo e raccontiamo quello che sappiamo della storia dei nostri nomi. Confrontiamo somiglianze e differenze; facciamo scoperte linguistiche; impariamo come cambiano i nomi nelle diverse lingue.
Si fa la conoscenza con l’uccellino postino che terrà in contatto casa/scuola attraverso il passaggio di messaggi. Facciamo recapitare a casa un questionario per i genitori sull’origine e la storia della scelta del nome del proprio bambino.
Alla fine di questa tappa vengono prodotti dei piccoli libri con la storia la storia del nome di ogni bambino.

2. Dietro la porta…
Il testo che si può utilizzare in apertura della seconda tappa è La porta più bella del mondo, di Clara Linders & Marijke ten Cate, testo di Roberto Piumini, ed. Lemniscaat. Dopo la lettura del libro, parliamo delle nostre porte di casa, di come sono fatte, di chi c’è a casa e chi ci aspetta, con chi torno a casa e chi abita con me, che odori e profumi mi accolgono. Raccontiamo, disegnando, che cosa c’è dietro la nostra porta di casa, come mi sento entrandoci e raccogliamo piccoli racconti orali che poi trascriveremo come didascalie ai disegni.
Alla fine possiamo realizzare piccoli libri-porte che sarà possibile aprire in classe, lasciando ancora spazio a narrazioni da condividere.

Sentirsi a casa

3. Le stanze
Il libro di avvio è Toc ! Toc! Dov’è il mio orsetto? di Kaori Takahashi. Questo libro-gioco si legge srotolandolo e coinvolge anche i più piccoli. Consente una lettura corale e di prestare attenzione alle parole utilizzate per descrivere le diverse stanze, che è possibile confrontare nelle varie lingue. Le stanze sono esplorate, grazie alle descrizioni sollecitate ai bambini, nella dimensione del sentirsi a casa. Questo tipo di lettura apre al confronto con mondi diversi e affascinanti che di volta in volta i bambini provano a scoprire, rendendo l’attività densa di significati anche extralinguistici.
Si abbina a questa attività coi bambini il secondo questionario da inviare a casa con domande aperte nelle quali i genitori potranno condividere i ricordi delle loro case dell’infanzia.

4. Oggetti di casa
Il testo di apertura è Pik Pik Pik, di Lucy Cousins e invita a raccontare la storia delle cose. I bambini e i genitori scelgono gli oggetti di casa ai quali è legata una storia o un ricordo significativi. I racconti legati alle cose di casa possono essere fatti dai bambini stessi, oppure dai genitori.
Alla fine della scoperta/racconto, i bambini fanno dei disegni dal vero degli oggetti. Con i disegni si costruisce un domino le cui tessere, come carte narranti, hanno la funzione di far ripercorrere ai bambini la storia degli oggetti preferiti.

5. Parole che escono dai camini

Il testo di avvio è Il piccolo ladro di parole, di Minne Nathalie e G. Ferrero. Il testo affascinante e abbastanza complesso sollecita la riflessione sull’acquisizione del linguaggio da parte di un bambino che vivendo solitario nel bosco non possiede né conosce parole. Aspetta ogni notte che le parole escano dal camino per raccoglierle e impararle. Dopo averle conservate, collezionate e catalogate potrà finalmente usarle comprendendo che ogni relazione chiede di inventare sempre nuove parole affettive.
Alla fine , possiamo costruire delle che si possono piegare a libro; dai camini escono dei fumetti con parole/disegni dei discorsi di casa.

6. Il filo del racconto

E infine, avvolgiamo e srotoliamo il filo del racconto. Possiamo raccontarci le storie che abbiamo imparato, condiviso, raccolto.
Dentro il libro-porta, raccogliamo i piccoli libri realizzati, dentro i quali sono raccontate tutte le storie e le memorie di casa che potremmo sfogliare e leggere tutte le volte che vorremmo.

Per saperne di più

  • Il percorso autobiografico è stato realizzato nelle scuole dell’infanzia di Prato nell’ambito del progetto “Conoscersi… per stare bene insieme”.
  • Il percorso Memorie di casa è ideato e realizzato da Mariella Pavani e Caterina Benelli.
  • Mediazione culturale e facilitazione linguistica: Marisa Pedrana e Ana Jaksic.
  • Coordinamento Pedagogico: Silvia Anichini, Comune di Prato
I discorsi e le parole

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