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Intercultura è partecipazione. Percorsi di genitorialità attiva in una scuola grande come il mondo

Lavorare con i bambini dell’infanzia e della primaria sull’intercultura significa lavorare anche sulle famiglie, sul contesto, sul territorio. L'esperienza della scuola "Pisacane" di Roma, raccontata da Maria Coletti. 

di Redazione GiuntiScuola23 maggio 20168 minuti di lettura
Intercultura è partecipazione. Percorsi di genitorialità attiva in una scuola grande come il mondo | Giunti Scuola

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La Scuola Internazionale "Pisacane" e l’Associazione Pisacane 0-11

La scuola "Carlo Pisacane" di Roma – nel popolare e multietnico quartiere di Tor Pignattara - ha un forte carattere interculturale grazie alla presenza di italiani di “seconda generazione”. Bambini e bambine provenienti da 18 diversi paesi del mondo sono presenti nella scuola che è diventata un luogo di incontro, inclusione e inte(g)razione.

Intorno al 2000, con l'arrivo cospicuo delle nuove comunità migranti, in particolare bengalesi e cinesi, le famiglie italiane avevano abbandonato la scuola, anche a causa delle accuse mediatiche di «scuola ghetto», ma dal 2009-2010 (grazie all’impegno della scuola e al sostegno di associazioni e artisti amici, come l’associazione Asinitas e il documentario Una scuola italiana di Angelo Loy) sono tornate ad iscriversi in massa ed ora il rapporto fra famiglie italiane e di origine straniera è tra il 50% (nuove iscrizioni) e il 75% (ultime classi della primaria). Senza contare che italiani non si nasce, ma si diventa : finché non ci sarà una nuova legge sulla cittadinanza in grado di superare lo ius sanguinis e introdurre lo ius soli (assoluto o temperato che sia), saranno considerati stranieri bambini e bambine che in realtà sono nati in Italia e qui vivono e studiano.

La Scuola Internazionale Pisacane (come ci piace chiamarla) è divenuta negli anni un importante presidio culturale e un grande esempio di convivenza e di valorizzazione delle differenze , grazie alla didattica d’avanguardia e di qualità offerta dal personale docente ed anche alla partecipazione attiva dei genitori. L’Associazione Pisacane 0-11 è stata creata nel 2013 dai genitori della scuola "Carlo Pisacane" (infanzia e primaria) per favorire l'inclusione sociale, l'intercultura e l'interazione fra le famiglie e il quartiere ed organizza innanzitutto corsi pomeridiani ed eventi culturali.

Mano nella mano: intercultura come percorso a doppio senso

Accoglienza, partecipazione, apertura al territorio sono le tre caratteristiche principali della scuola Pisacane di Roma: lavorare con i bambini dell’infanzia e della primaria sull’intercultura significa lavorare anche sulle famiglie, sul contesto, sul territorio. Soprattutto significa lavorare, anche dal punto di vista di noi genitori, per la formazione di una comunità educante , del senso di appartenenza e di cittadinanza attiva, che riguardano tutti e tutte i bambini e le bambine, sia chi è nato in Italia sia chi ha origine straniera.

Parlando di inte(g)razione, forse è il caso di togliere quella «g» di troppo e concentrarsi sull ’interazione . Non ha più molto senso (e forse non l’ha mai avuto) lavorare solamente sui bambini e sulle bambine di origine straniera, ma è necessario lavorare con tutta la comunità scolastica sulla valorizzazione delle differenze. Favorire percorsi e attività che riguardano tutti e tutte i bambini e le bambine, sia chi è nato in Italia sia chi ha origine straniera.

Vorrei portare come esempio positivo di questo percorso la festa per la Giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti dei migranti del 18 dicembre, che si svolge alla Pisacane dal 2012, che è diventato un evento attesissimo da bambine e bambini, da maestre e genitori, come momento fondante e catalizzatore delle energie positive della scuola e della comunità, a proposito di riflessione sulle migrazioni, sull’accoglienza e sulla valorizzazione delle diversità. Un momento di messa in valore delle qualità intrinseche della nostra scuola: lotta al razzismo, educazione al rispetto, all’accoglienza e al valore delle diversità e della convivenza. Si lavora insieme : genitori, docenti, realtà del territorio.

Il tema affrontato nel 2015/2016 – “ Le città (in)visibili. Luoghi e identità fra passato e presente ” – vuole aiutarci a (ri)scoprire insieme alle bambine e ai bambini della scuola "Pisacane" la Storia/le storie nascoste in ogni persona, in ogni strada, in ogni quartiere, in ogni città. Memorie spesso sepolte che hanno dato forma al presente e che, riscoprendole e raccontandole, ci aiutano a collegare luoghi e storie apparentemente lontani e a capire che le nostre identità, come le culture, sono il frutto di incroci, scambi, contaminazioni. E che, come scriveva Italo Calvino: «D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda».

Per questa nuova avventura, abbiamo cercato di offrire più momenti di incontro e riflessione , prima e dopo il 18 dicembre, e di rivolgerci non solo ai bambini e alle bambine (con i laboratori per le classi, in orario scolastico), ma anche ai genitori e alle famiglie, con alcune proiezioni di film e presentazioni di libri pomeridiane, iniziate a novembre 2015 e che continueranno fino a maggio 2016. Perché lavorare sul valore della convivenza e sul rispetto delle diversità ci riguarda, tutti e tutte.

La festa del 18 dicembre. Due esempi di laboratori interculturali trasversali, per bambini dell’infanzia e della primaria, svolti nel 2013 e nel 2014

In “Mare madre. I bambini e le bambine incontrano Zakaria” (2013), il rifugiato somalo, giornalista e cineasta Zakaria Mohamed Ali ha raccontato e “messo in scena” come in un messaggio nella bottiglia, per i bambini dell’infanzia e delle prime classi della primaria, il proprio viaggio attraverso il deserto e il mare , rivivendolo insieme a loro, e facendo vedere alle quarte e quinte anche il suo documentario girato a Lampedusa ( To Whom It May Concern ). Zakaria narra ai bambini la sua storia, il suo viaggio, spiega cosa significa per lui “partire e accogliere”, attraversare il mare e pensare all’incontro con l’altro; anche leggendo una fiaba della propria infanzia, che lo ha aiutato nel suo viaggio.

Prima di incontrare Zakaria, con le classi dell’infanzia abbiamo letto il libro Giordano del faro , lasciato messaggi nelle bottiglie e creato un gioco con barche per mettere in scena l’attraversamento del mare e lo scambio dei messaggi. Poi, sull’ Atlante di Peters , Zakaria ha portato con lui nel viaggio i bambini e le bambine dell’infanzia e della primaria.

Tante le domande sollevate: “Come hai fatto senza acqua?”, “C’erano gli animali feroci nel deserto?” (scuola dell’Infanzia); “Ma non potevi prendere l’aereo?”, “Anche i miei zii hanno attraversato il mare…” (scuola primaria).

In “Le parole per stare insieme” (2014) partendo dai libri Piccolo Frank architetto , La falsa nota di Nyambè e Gli altri abbiamo ragionato su cosa significa vivere in una città e sulle parole/concetti che esprimono meglio l’idea della convivenza felice, dell’incontro nella diversità, del rispetto di ogni identità. V ivere insieme significa anche abitare la città , ognuno con le città invisibili che si porta dentro, i paesi di origine, i luoghi da cui veniamo o quelli che conserviamo nel cuore. Ogni classe ha realizzato due elaborati/costruzioni: “Per stare insieme ci vuole…” (con le parole venute fuori durante l’incontro e che sono appese su alberi di legno come foglie, uccelli e altri animali) e “La mia città è fatta di…” (con le foto o le immagini che ogni bambino/a ha portato da casa come simbolo della propria città di origine o della propria famiglia).

Prima dell’incontro, ogni classe ha preparato una grande sagoma di casa, per essere poi “abitata” dalle foto/immagini portate dai bambini (sulla casa, incollate o appese a fili). La città dei bambini e delle bambine alla fine ha preso forma.

Scuola dell'infanziaScuola primaria

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