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Costruire libri per ricomporre le storie

I bambini – tutti i bambini, ma soprattutto coloro che hanno una storia di migrazione familiare – devono ricomporre crescendo i pezzi delle loro storie. Una proposta attraverso i ricordi scambiati e i “libri della memoria”.  Di Renata Balducci.

di Redazione GiuntiScuola27 gennaio 20175 minuti di lettura
Costruire libri per ricomporre le storie | Giunti Scuola

Il rischio della “disintegrazione”

Se in una classe vi sono undici lingue diverse e ventiquattro storie , la prima cosa che pensa un’insegnante è che dovrà preoccuparsi di “fare integrazione”, dovrà cioè favorire quell'insieme di scambi e processi per cercare di far sì che ogni individuo diventi, e si senta parte di una stessa società. In altre parole, il compito dei docenti sembra essere quello di aiutare i bambini a diventare cittadini in grado di intrecciare le proprie storie, rispettandole e creando così una comunità interculturale con valori e norme condivise. A mio avviso c’è un’altra preoccupazione alla quale prestare attenzione, e cioè il rischio della “disintegrazione” . Sarà che ho vissuto e lavorato per molti anni all’estero, ma sono molto sensibile a questo tema. Ho visto spesso, in nome dell’integrazione, famiglie immigrate rinnegare o dimenticare le proprie origini culturali e la loro storia e poi diventare fragili e disancorate. Ho assistito alla disconferma di adolescenti nei confronti delle proprie madri che non avevano insegnato loro la lingua materna, né erano in grado di parlare speditamente la lingua del paese di adozione. Eppure mi capita ancora oggi di discutere con colleghi che consigliano alle madri: “Parlate l’italiano a casa, altrimenti come può imparare suo figlio!”.

La scuola può fare molto. La “scuola delle mamme", i corsi di italiano per le donne straniere, che colleghe lungimiranti e appassionate gestiscono nella mia scuola, va proprio in questa direzione. I corsi di arabo, rumeno, cinese - attivi in alcune scuole, per le seconde generazioni ma anche per i ragazzi italiani - vanno anch’essi in questo senso. All’inizio vi è l’attenzione alla parola . La parola nella propria lingua d’origine e la parola nell’idioma di adozione, utilizzata non solo per la comunicazione quotidiana, ma anche per generare e scambiare pensiero .

Ponti di parole e reti di ricordi

Oltre a “lanciare ponti” di parole, che permettano agli altri di comprendere e condividere i valori e le usanze del paese in cui vivono, è tuttavia importante costruire anche reti di ricordi . Le storie di vita scambiate possono tenere insieme le diverse generazioni, quando non sono più i luoghi a farlo, quando le famiglie si trovano a vivere altrove. Solo così la somma di due culture può dare un risultato superiore a quello matematico, perché ha il valore aggiunto dell’ascolto altrui, della negoziazione dei significati, della costruzione di un’umanità nuova, di cittadini del mondo.

Chi lavora con i bambini, li aiuta passo passo a dipanare fili e a creare connessioni tra sé e la propria famiglia, tra il luogo in cui cresce e i luoghi di origine.

Un libro sul primo giorno di scuola, qui e altrove

Per farlo, noi abbiamo proposto sollecitazioni diverse. Abbiamo iniziato da eventi condivisi nel primo anno di scuola. I bambini hanno raccontato emozioni e riti del primo giorno di scuola e l’attesa della prima pagella. Si stupivano di sentire storie simili alla propria raccontate dai compagni. A volte la mamma o la nonna avevano detto le stesse esatte parole: “Comportati bene e non ti sporcare tutto subito”! E i vostri genitori? E i nonni?, chiedo io, avranno vissuto le stesse emozioni? Avranno fatto le stesse cose il primo giorno di scuola? Nel libro “Tutti a scuola!” i bambini e i loro genitori condividono ricorso del primo giorno di scuola, qui o in un altro Paese.

Un libro sui giochi e gli “amici” d’infanzia

I bambini vengono spesso a scuola con i loro pupazzi preferiti, che in classe assistono silenziosamente alle nostre attività, prima di uscire in fila con noi facendo capolino dagli zaini. La seconda sollecitazione è dedicata, quindi, ai giochi e agli “amici” dell’infanzia: anche nonni e genitori avevano dei pupazzi preferiti? Nel libro “Il mio amico di stoffa” sono raccolti i racconti dei bambini e i ricordi dei genitori, italiani e stranieri.

Costruire insieme i “libri della memoria”

È iniziato così, attraverso le interviste sulle piccole cose (il primo giorno di scuola, i primi giochi, la perdita dei primi dentini…) questo scambio tra generazioni provenienti da ogni parte del mondo. Si scoprono similitudini e differenze e da lì si partirà quando i bambini cresceranno e si potranno studiare le storie del mondo e delle sue disuguaglianze. Le interviste, le immagini, i racconti sono via via raccolti in quelli che decidiamo di chiamare “I libri della memoria”.

Negli ultimi anni, la possibilità di auto-pubblicare questi libri collettivi ha fatto sì che ogni bambino potesse avere una copia del lavoro collettivo, come per “Topi, denti e fate” . I bambini e i genitori si sono sempre dimostrati entusiasti di queste attività; per molti era la prima volta che in casa si mettevano in comune questi racconti. Sentire che la scuola, poi, non le considerava inezie, faceva venire voglia di parlare della propria vita e della propria storia, confrontarla e condividerla con gli altri, creare comunità.

Per saperne di più

“Topi, denti e fate” è un percorso realizzato in due seconde insieme alle colleghe Francesca Calarco e Sandra Amadio. Si scarica gratuitamente l’e-book o il PDF.

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