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Agapimèni fìli, calispèra ce calòs ìrtete olò

Una scuola di Bagaladi (Reggio Calabria) incentiva e promuove lo studio della storia e della lingua greco-calabra attraverso percorsi didattici che permettono agli alunni di scoprire e rivalutare le ricchezze presenti nel territorio. Vinicio Ongini in visita all’I.C. De Amicis. 

di Redazione GiuntiScuola26 maggio 20166 minuti di lettura
Agapimèni fìli, calispèra ce calòs ìrtete olò | Giunti Scuola

Greci di Calabria

Si è parlato molto di Grecia in questi ultimi anni. Di crisi greca, di contagio, di fallimento della sua economia, di “default” (l’incapacità di rimborsare i debiti), di uscita dall’Europa. Si è parlato della Grecia con il linguaggio drammatica dell’economia e non con quella dell’epica, della mitologia, della storia antica a cui colleghiamo solitamente l’immagine di questo Paese. Il naufragio è quello di oggi, non quello del “vecchio” Ulisse . L’anno scorso, all’inizio dell’estate, la domanda proposta più volte anche in televisione, è stata: che rischi si corrono ad andare in vacanza in Grecia? Si consigliavano i turisti di portare più contanti, nel caso gli sportelli Bancomat fossero fuori uso, di munirsi di passaporto piuttosto che di carta d’identità… L’Italia ha moltissimi legami con la Grecia che risalgono a comuni ed antiche radici storiche, basti pensare alla Magna Grecia del nostro Sud. Ci sono inoltre delle minoranze linguistiche greche , riconosciute dallo Stato italiano, in due territori, in provincia di Reggio Calabria (15 comuni) e nel Salento, in provincia di Lecce (9 comuni), più un comune siciliano.

La lingua greco-calabrese

L’Istituto Comprensivo “Edmondo De Amicis”, in provincia di Reggio Calabria abbraccia quattro piccoli Comuni, sparsi tra la montagna e il mare, appartenenti all’area grecanica: Bagaladi, San Lorenzo, Roghudi e Melito Porto Salvo. In questi luoghi viene parlato, anche se ormai solo dagli anziani, l’idioma più antico (oltre 2000 anni) fra le lingue minoritarie italiane: la lingua che i greci di oggi chiamano Katoitaliotika , letteralmente “italiano meridionale”, oppure in riferimento al solo territorio calabrese: Greco-calabrese. L’insegnante Carmela Stillitano dell’istituto De Amicis, nata e vissuta in uno di questi comuni grecanici, dice: “la nostra scuola ha da sempre promosso e incentivato lo studio della storia e della lingua greco-calabra attraverso percorsi didattici che hanno permesso agli alunni di scoprire e rivalutare le ricchezze presenti nel loro territorio. Vengono utilizzate molto spesso le interviste da parte degli alunni agli anziani , quelli che parlano il greco- calabrese ma anche no. Fanno immergere, con questa lingua antica, i nostri alunni in un mondo tutto diverso dal loro, fatto di racconti, di storie di duro lavoro e cercano, con grande commozione, di far conoscere e amare una lingua che gli alunni non conoscono ma che fa parte, senza che questi lo sappiano, del loro modo di essere”.

Una regione con tante minoranze

L’insegnante Carmela è referente della lingua greco-calabra del suo istituto, insegnante lei stessa della lingua ha seguito e coordinato le attività didattiche ed è attiva nell’associazione Ellenofona " Jalo tu Vua ”. Ha fatto viaggi di studio in Grecia accompagnando alunni e giovani studenti a Creta per scambi culturali con ragazzi provenienti da diverse parti del mondo aventi come caratteristica comune la discendenza greca. Inoltre è responsabile del sito web della scuola , a dimostrazione che si possono tenere insieme l’antica lingua e le nuove tecnologie , la multiculturalità e la multimedialità. Recentemente ha partecipato con una relazione al seminario Mondinsieme. Migrazioni, scuola, interazioni , 29/30 aprile 2016 che si è tenuto a San Demetrio Corone, in provincia di Cosenza, organizzato in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, in una sessione tematica intitolata Vecchie e nuove minoranze a confronto. Il tema è molto interessante: la Calabria è la regione con il maggior numero di minoranze etnico linguistiche di antico insediamento . Le principali sono le comunità albanese, grecanica e occitana. Negli ultimi anni la regione è diventata sempre di più anche terra di immigrazione, oltre che approdo di rifugiati adulti e minori non accompagnati. Ha la percentuale più alta di alunni di origine non italiana tra le regioni del sud dell’Italia (il 4,3%): i principali gruppi sono rumeni, marocchini, ucraini.

Plurilinguismo e interculturalità

Quali rapporti ci sono, o potrebbero esserci, tra questi due mondi? Quali percorsi e connessioni didattiche si possono costruire? Risponde Carmela Stillittano: “All’inizio c’era molta riluttanza da parte dei genitori a far partecipare i propri figli a questi progetti sulla lingua greco-calabra perché era considerata ‘ il dialetto del dialetto ’, incomprensibile e parlata solo, secondo qualcuno, da gente incolta e grezza che abitava in luoghi isolati e difficili da raggiungere. Nell’insegnamento di questa lingua poi c’è un ostacolo che è rappresentato dal fatto che il greco di Calabria è stata una lingua essenzialmente orale e l’uso circoscritto al mondo contadino e pastorale ne ha limitato la versatilità e il vocabolario. Il riaccendersi dei rapporti culturali con la Grecia, se da un lato ha incoraggiato le iniziative per il mantenimento della lingua, dall’altra ha posto il problema della comunicazione, dato appunto la mancanza di vocaboli moderni, e anche dell’alfabeto da utilizzare per scrivere poesie, versi, testi ecc. Ci si è posto il problema se sia più giusto scrivere con i caratteri latini o utilizzare l’alfabeto greco. Di conseguenza è emerso anche il problema della necessità durante l’insegnamento del greco-calabro di insegnare anche il neogreco per dare una prospettiva più ampia alle antiche radici e la possibilità di attingere da esso tuti i vocaboli moderni”.
È interessante nel discorso di Carmela il fatto che parli del “ riaccendersi di rapporti culturali ”, proprio oggi nel momento di drammatica crisi della Grecia e che chiarisca connessioni e rapporti tra il greco antico e quello moderno Siamo già un po’ nel plurilinguismo!, ma le considerazioni che aggiunge collocano la sua esperienza nella dimensione interculturale. Dice: “È molto importante valorizzare la cultura di origine in un contesto di relazioni globali e interculturali. Questo è fondamentale per gli alunni del nostro istituto i quali si trovano ad interagire con ragazzi di lingue e culture diverse provenienti principalmente dall’India, Nord Africa ed Europa dell’Est, in particolare Romania. Questi alunni sono presenti in numero significativo e non c’è plesso scolastico che non registri una loro presenza".

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