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Ogni viaggio comincia sempre dal primo passo

Alcune sollecitazioni, per immagini e parole, per fare di questi primi giorni un momento importante durante il quale esprimere le emozioni, riannodare relazioni tra piccoli e grandi e dare valore alla scuola. 

di Redazione GiuntiScuola18 settembre 201610 minuti di lettura
Ogni viaggio comincia sempre dal primo passo | Giunti Scuola

Giulia Orecchia illlustra " Il Ghiribizzo " di Bruno Tognolini.

L’importanza del rito

La scuola ricomincia e, come ogni anno, i primi giorni sono carichi di emozioni e di attese: la gioia di ritrovarsi da parte di chi è già inserito si mescola al timore dell’inizio per chi varca la soglia per la prima volta, l’ostentata sicurezza di chi si sente già grande s’intreccia con lo spaesamento dei più piccoli. Il primo giorno di scuola/i primi giorni di scuola sono tappe indimenticabili in tutte le biografie bambine e sono al centro dei sogni, dei racconti, dei ricordi belli e brutti.

Tappe importanti che inaugurano sempre un pezzo di cammino nuovo e inedito, anche se la partenza vera e propria è avvenuta tempo fa. Tappe che chiedono di essere celebrate e ritualizzate con attenzione e con cura perché, come dice il saggio, ogni viaggio comincia sempre da un primo passo. E il primo passo spesso dà il senso al percorso, costituisce una sorta di imprinting importante e definisce il colore e la qualità del tempo che verrà dopo. Il rito serve proprio a sottolineare l’importanza di ciò che accade, a rendere prezioso il tempo , a celebrare i passaggi. È importante dunque ritualizzare questo momento con un segno, un gesto, un dono offerto dai più grandi ai più piccoli, dai ragazzi ai bambini, dalla scuola ai suoi alunni. Un rito che abbia il colore dell’accoglienza e che esprima il senso della comunità che si va a costruire o a rinsaldare.

I primi giorni di scuola sono anche il tempo prezioso per annodare e riannodare i legami fra i bambini, per far sentire ognuno, da subito o di nuovo, a casa, al suo posto. Per far passare messaggi di riconoscimento e di curiosità reciproca nei confronti del volto, del nome e della storia di ciascuno.
Di seguito alcune proposte per sollecitare l’espressione delle emozioni in gioco nei primi giorni, per inaugurare un cammino di apprendimento e di vita insieme e per riconoscere nel nome e nell’alfabeto la storia di ogni bambino.
E anche per ribadire “viva la scuola”!

Stare bene insieme: i desideri dei bambini dentro lo zaino

Per sollecitare l’espressione dei vissuti e delle attese, vi proponiamo una poesia sui primi giorni di scuola di Roberto Piumini: Zaino, ascolta! Racconta le emozioni e le aspettative dei bambini e svela che cosa essi vorrebbero trovare dentro lo zaino insieme ai “due quintali pieni” di libri e quaderni. Possiamo proporla per raccogliere il racconto degli alunni in un dialogo immaginario con il loro zaino.

Zaino, ascolta!

Zaino che pesi più dell’anno scorso
ti porto volentieri, però ascolta,
ti voglio fare un piccolo discorso:
io vorrei che, quest’anno, ogni volta
che ti apro, oltre ai libri e ai pennarelli,
uscisse in classe un tempo di allegria,
una fontana di momenti belli,
la scuola come un gioco in compagnia.
Zaino che pesi due quintali pieni,
io ho per te una piccola richiesta:
vorrei che un po’ di quello che contieni
servisse a fare, in classe, un po’ di festa,
a stare insieme, insieme con meno fatica,
a imparare con tranquillità:
la scuola come un’esperienza amica,
dove si gioca alla libertà.

Tra scuola e famiglia: un patto educativo e la lettera di Lincoln

L’avvio della scuola è anche il tempo per rinnovare o stabilire ex novo una buona alleanza educativa con i genitori. I momenti formali delle riunioni sono le occasioni per condividere il progetto della scuola/della classe, prendere insieme alcune decisioni, scambiare punti di vista. Nei momenti informali e sulla soglia c’è invece la possibilità di avere un contatto più diretto, avvicinare chi è più distante e far sentire meno ai margini chi tende a collocarsi a distanza. In questo periodo, sui giornali sono state diffuse e commentate in vario modo lettere di genitori agli insegnanti (sui compiti estivi) o di dirigenti scolastici ai genitori (sul decalogo per far fallire la scuola). Ecco un’altra lettera: è quella di Abram Lincoln all’insegnante di suo figlio, scritta nel 1830, ma che presenta straordinari passaggi di attualità e temi che non hanno tempo.

Lettera di Abramo Lincoln all’insegnante di suo figlio

Caro insegnante, mio figlio comincia oggi la scuola.
La prego di prenderlo per mano e di insegnargli le cose così come dovrà conoscere.
Gli insegni figlio che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità, ma la prego di dirgli pure che per ogni malvagio c’è un eroe, per ogni egoista c’è un uomo generoso.
Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico e gli faccia capire che vale molto di più un centesimo guadagnato con il lavoro che un dollaro trovato.
Gli insegni a perdere, ma anche a godere della vittoria, lo allontani dall’invidia e gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso.
Lo lasci meravigliare del contenuto dei libri, ma gli conceda anche il tempo per distrarsi con gli uccellini nel cielo, le api, i fiori nei campi, le colline e le valli.
Nel gioco e con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti.
Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e gli faccia imparare a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri.
Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo.
Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche gli uomini piangono.
Gli insegni a ignorare le folle che chiedono sangue e lo esorti a combattere anche da solo contro tutti quando è convinto di avere ragione.
Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso.
Gli trasmetta la fede sublime nel genere umano e nel Creatore e gli insegni ad avere fiducia anche in se stesso, perché solo così può avere fiducia negli uomini.
So che le chiedo molto, caro insegnante, ma veda Lei cosa può fare.

Io insegno se imparo con te…

Stare bene a scuola insieme - insegnanti e alunni - vuol dire anche percorrere un cammino di scoperta e apprendimento che si compie passo dopo passo e che coinvolge profondamente sia chi impara che chi insegna. Come “le brave maestre” di Bruno Tognolini sanno fare.

Filastrocca delle maestre

Maestra, insegnami il fiore e il frutto
- Col tempo, ti insegnerò tutto
Insegnami fino al profondo dei mari
- Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, più su che si può
- Ti insegno fin dove io so.
E dove non sai?
- Da lì andiamo insieme.
Maestra e scolaro, un albero e un seme.
Insegno e imparo insieme perché
io insegno se imparo con te.

A scuola impareranno…

E, per finire, l’augurio per il nuovo anno che ci propone Save The Children con il video “Buon inizio di scuola” .

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