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Tre domande in cerca di risposta

Dopo un mese e mezzo di scuola tre domande alle quali dare risposta: attività per i bambini nel quartiere durante l’estate, corsi di italiano per le mamme immigrate, aiuto allo studio per i loro bambini. A cura della Commissione genitori "Cadorna" - Milano.

di Redazione GiuntiScuola02 novembre 20175 minuti di lettura
Tre domande in cerca di risposta | Giunti Scuola

Un quartiere amico dei bambini

La scuola è cominciata da un mese e mezzo e, mentre i bambini non faticano a ritrovare le vecchie routine, noi genitori siamo un po' più lenti all'abituarci ai nuovi ritmi, che sembrano ogni anno andare più veloci.
La prima cosa che è saltata all'occhio nella nostra scuola è che qui il back to school è diverso. Estate, per noi famiglie milanesi con figli, significa: campus per i bambini oppure via dalla città per mari, campagna con i nonni, viaggi. Una fatica organizzativa per le famiglie, che trova però nel rito del viaggio, dell’altrove e dell’immersione nella natura, un momento di condivisione e svago per genitori e figli nell’insieme rinfrescante.
Per gli immigrati, la situazione è ben diversa. Sono pochi quelli che partono, e quei pochi più che in villeggiatura tornano al Paese d'origine, a rivedere genitori e fratelli e sorelle, a far conoscere i bambini ai nonni. A confermare questa realtà è il diagramma che le insegnanti hanno fatto realizzare nella classe di mia figlia. Il grafico doveva rappresentare dove erano stati i bambini durante l'estate. Risultato: più della metà ha segnato in città, gli altri si sono divisi tra mare e montagna. Così mi racconta la mamma di Ali: “Quest'anno non siamo tornati in Egitto, non ce l'abbiamo fatta”; mentre la mamma di Saba mi dice che lei e le bambine sono andate tutti i giorni alla piscina del Lido: “L'ingresso si paga, però almeno le piccole stavano in acqua a giocare”. Dania mi racconta, invece, che loro sono stati qualche settimana in Albania, dove i suoi genitori hanno costruito tempo fa una villetta vicino al mare, mentre Nadee è stata in campagna vicino a Gorla, da suo fratello, e Fatma a Lovere. Poi c’è chi ha villeggiato a… Selinunte Beach. La piazza in zona San Siro è la più frequentata dagli abitanti delle case popolari. Quando d'estate le scuole chiudono diventa il punto di riferimento di tutti i bambini del quartiere. Ma è anche un punto di conflittualità e piccola criminalità. E infatti quest'anno a presidiarla c'era fissa una camionetta della polizia locale. Ma quello che sarebbe stato davvero utile, a detta delle associazioni che operano sul territorio, sarebbe stato organizzare eventi e spettacoli per i bambini durante i lunghi mesi dell’estate.

Bambini che arrivano, bambini che vanno

C’è chi poi proprio non ricomincia l’anno, ma comincia una nuovo vita: un altro fenomeno frequente in una scuola dove la maggior parte del bacino è costituito da migranti, è che ogni anno si aggiungono nuovi bambini e altri se ne vanno. Nella nostra classe, ad esempio, è arrivato Hamza, viene dalla Tunisia.“Era il più bravo della classe. I suoi maestri lo portavano in palmo di mano” mi dice la madre in lacrime. “Ora, invece, non solo lo hanno messo un anno indietro, in seconda anziché in terza, ma fa anche molta fatica a seguire le lezioni in italiano!”. Questa mamma è davvero preoccupata. Mi spiega che lui ci tiene molto alla scuola e sta soffrendo parecchio per questo trasferimento in Italia. Gli mancano i suoi vecchi compagni e gli insegnanti. Provo a rassicurarla: “I bambini a quest'età apprendono in fretta le lingue. Presto anche da noi sarà il più bravo della classe”.
Così vorrebbe infatti l’epica dell’immigrazione. Laddove esiste l’ascensore sociale, le seconde generazioni sono spesso molto motivate e di buon successo scolastico. Qua in Italia, come sappiamo, l’ascensore sociale non parte, e anche la scuola fatica in termini di promozione delle pari opportunità e dell’integrazione. Quindi, mentre siamo certi che Hamza ritornerà a primeggiare, temiamo che molti bambini non troveranno l’aiuto necessario per colmare dei gap che hanno ragioni linguistiche, culturali ed economiche. Ci conforta pensare che nella nostra scuola, ai margini delle inadeguatezze strutturali del sistema scuola, c’è tanta presenza e volontà per continuare a dare alcuni dei supporti necessari.

Le domande delle mamme

Una delle prime cose per aiutare Hamza, ad esempio, è che la sua mamma impari l’italiano: ai tanti inizi, da noi si affianca anche quello della scuola di italiano “Mamme a Scuola”, ospitata da diversi anni in un’ala della scuola. Il martedì e il giovedì è un gran parcheggiare di passeggini di giovani donne, magari con figli in diversi gradi scolastici, che grazie allo spazio bimbi dell’associazione, possono studiare e iniziare la loro strada di cittadinanza. La domanda di scuole d’italiano che rispondano ai bisogni e ai tempi specifici delle madri (spazio bimbi, lezioni mattutine etc), esplode ogni anno di più. A scuola intanto sempre più madri non madrelingua italiane chiedono l’assistenza ai compiti per i loro figli, e sono disposte a pagare. Entrambi i fenomeni mostrano come l’incontro con una comunità educante viva nella vita dei figli, porti nelle madri la consapevolezza dell’importanza della scuola e delle necessità di investire in prima persona. È insieme a questa consapevolezza che si dovrebbe arrivare a intercettare i mille talenti distribuiti nelle nuove generazioni, dando a tutti e a ognuno le migliori opportunità.
Noi comunque, per non saper né leggere né scrivere, finito il periodo degli inserimenti alla scuola dell’infanzia, abbiamo organizzato la Festa dell’Accoglienza nel cortile della scuola e abbiamo costruito un prato dove ognuno ha inserito un fiore, a comporre un mondo variopinto che ci piace sognare, e a tratti costruire.

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