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Scuola multiculturale? No, scuola internazionale

Una delegazione di consulenti della Fondazione Bloomberg di New York (“Social Services Team”, Bloomberg Associates) ha visitato la Casa del Sole. A cura di Serena Daniele, Comitato Genitori della Casa del Sole.

di Redazione GiuntiScuola12 aprile 20184 minuti di lettura
Scuola multiculturale? No, scuola internazionale | Giunti Scuola

È stato un incontro estremamente interessante. La delegazione in visita alla Casa del Sole era formata da esperti che negli Stati Uniti si occupano di promuovere, tra l’altro, programmi di potenziamento dell’istruzione nelle scuole pubbliche, per cui molte domande erano incentrate sulla frequenza e sulla partecipazione scolastica degli studenti a seconda delle diverse nazionalità. Sono rimasti tutti molto stupiti del fatto che, in una realtà come quella milanese della Casa del Sole, i diversi gruppi convivano tendenzialmente senza conflitti. Questo succede sia perché le comunità non sono ghettizzate sia perché la scuola non amplifica le difficoltà del quartiere, ma al contrario tende a spegnerle. La scuola rinforza quindi la spinta all’inclusione: le classi accolgono ragazzi e ragazze in modo tendenzialmente omogeneo e non si caratterizzano per la presenza esclusiva di una sola nazionalità.
Per una volta ho ascoltato come se fossi un’ospite la descrizione delle tante qualità della Casa del Sole e sono stata colpita (io che da genitore vivo la scuola e il parco insieme ai miei figli da più di dieci anni) dalla quantità e dalla varietà di progetti che la animano.

Tanti progetti e servizi per bambini e per adulti

Ci sono progetti di teatro per i bambini e anche gli adulti; si fa educazione motoria con specialisti di società sportive; esiste uno sportello dedicato alla mediazione dei conflitti a disposizione degli alunni di scuola secondaria; c’è la certificazione KET per la lingua inglese ; c’è un progetto che permette ai bambini di adottare un borgo del Naviglio Martesana. Un altro progetto permette di mappare, conoscere e reinventare il quartiere; esistono servizi sociosanitari ed educativi per la scuola dell’infanzia; c’è un Comitato genitori molto attivo e un’associazione storica che opera da vent’anni per valorizzare il parco nel contesto del quartiere. Sono ospitate due scuole di lingua cinese e una di lingua araba ; ci sono la fattoria, la biblioteca per primaria e secondaria, il progetto PASF (Parco Ambiente Scienze e Fattoria), il progetto “Il Sole e le altre Stelle” sulla storia della scuola all’aperto e le sue future metodologie, un centro multiculturale, un coro di voci di donne, attività di letture, di aiuto per i compiti, laboratori, aule informatiche.
Tante, tantissime cose che meritano di essere conosciute e valorizzate.

A sinistra: articolo dalla rivista "Parlano i ragazzi", periodico della Casa del Sole - anno 1965. A destra: Visitatori alla Casa del Sole - anni '60. In apertura: vistatori della Fondazione Bloomberg in biblioteca alla Casa del Sole - marzo 2018.

La scommessa dell’inclusione

Quella mattina è emersa in tutta chiarezza una proposta formativa fortemente radicata in una tradizione ‘altra’ di scuola all’aperto, e intenzionata a proporsi come scuola d’eccellenza nell’ambito scientifico e ambientale. Per ora sembra una scommessa più che un obiettivo, perché molto dipende dalle relazioni che la scuola saprà stringere con l’amministrazione cittadina, compresi i suoi rappresentanti non sempre attenti all’inclusione; ma il processo è iniziato di certo sotto i migliori auspici. I lavori dell’ex convitto sono terminati e gli spazi ristrutturati saranno destinati alle classi della secondaria, con il conseguente recupero dei padiglioni per allestire laboratori, spazi per la psicomotricità e per la scuola dell’Infanzia. L’ultima considerazione scaturita dalla giornata riguarda la consapevolezza che non si debba più parlare di scuola multiculturale , ma di scuola internazionale . Un percorso cominciato già molti anni fa, come attestano i materiali d’archivio della Casa del Sole (vedi foto sopra). Una scommessa e una sfida, come diceva il periodico della stessa scuola negli anni Sessanta: “ciò che vi è più d’interessante in questi ragazzi provenienti da lontani Paesi, è l’averne portato la lingua, le tradizioni, le abitudini diverse di vita… La lezione di geografia si condensa nell’immagine del compagno dal volto roseo e dal ciuffo biondo, o dallo sguardo misterioso dei lunghi occhi d’oriente… Ma in fondo a tutto, scoprire che la storia di tutti gli uomini, nelle sue fasi tristi e liete, è identica sotto tutti i cieli”.
E dove, soprattutto, la scuola fa bene.

Serena Daniele

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