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Diverso da chi?

Gli occhi di un bambino, cresciuto in una classe multiculturale nella scuola primaria, e ora alla scuola media, osservano la normale quotidianità delle differenze. Della Commissione genitori Intercultura Cadorna (Milano). 

di Redazione GiuntiScuola21 giugno 20165 minuti di lettura
Diverso da chi? | Giunti Scuola

Nella nostra classe eravamo tutti diversi…

Francesco, prima media, scrive così:

L’idea della diversità è qualcosa di non molto concreto perché tutti siamo diversi, ma tutti siamo anche uguali. Ogni diversità può essere qualcosa da scoprire e conoscere.
Nella mia ex classe, la mitica VA - dove pare che nessuna maestra volesse entrare a far supplenza - ad esempio, eravamo tutti diversi. Alcuni avevano genitori marocchini e non potevano mangiare la carne non halal e quando arrivavano le lasagne, che purtroppo non erano halal, le guardavano come per dire “Adesso me le mangio lo stesso!”. C’era un compagno egiziano, che come Kirollor era copto e si chiamava Kirllos, che era la versione araba del nome Carlo. C’era chi era sudamericano e ci raccontava le storie di quei posti semi-sconosciuti. C’era un compagno testimone di Geova che non poteva festeggiare il compleanno e noi eravamo tristi per non potergli fare i regali. C’era una compagna filippina che, quando è arrivata, non sapeva l’italiano, ma in matematica non la batteva nessuno. C’era una compagna celiaca che era intollerante al glutine e ci ha insegnato cosa poteva e non poteva mangiare. C’era una compagna con il padre francese che ci insegnava alcune parole in quella lingua. C’era un compagno intollerante al lattosio e, quando c’erano i compleanni, doveva comperare dolci senza lattosio e senza glutine, un’impresa apocalittica, ma la torta alla fine era sempre buonissima. C’era anche un compagno con la madre tedesca che ci insegnava a contare e a cantare in quella lingua. E poi c’era chi era talvolta aggressivo, oppure invece introverso e silenzioso. C’è stata una volta in cui le maestre ci hanno comunicato che avrebbero escluso un compagno perché con un brutto calcio aveva rotto il dito ad un altro. E tutta la classe è rimasta scioccata. In un’altra occasione, invece, abbiamo accolto con gran gioia un bambino che non sapeva l’italiano e l’abbiamo tutti aiutato ad imparare la nostra lingua. Lui si impegnava moltissimo e in 6/7 mesi ha imparato a capirci e a parlare benissimo. Ed è stato come se fosse stato con noi da sempre.
La diversità è la cosa più bella al mondo perché senza di essa la terra sarebbe monotona e noiosa.

Gli atteggiamenti verso le differenze

Abbiamo voluto aprire il nostro ultimo post di quest’anno con la lettera di Francesco perché racconta in maniera semplice la diversità quotidiana come ingrediente normale e ordinario della vita scolastica.
La vita di ciascuno di noi è caratterizzata dalla costante presenza delle altre persone, dell’altro da sè. Ogni rapporto umano prevede necessariamente il confronto con il diverso, con ciò che noi non siamo. E in questo scambio, che costituisce la dinamica della socializzazione e delle relazioni , risiede l’essenza dell’arricchimento e della reciproca scoperta.
Troppo spesso la società, la famiglia e i genitori stessi temono l’incontro con la diversità e vorrebbero proteggere i bambini dalle domande, dallo stupore, dal confronto. In realtà, solo lo scambio tra differenti serve a renderci splendidamente unici, a fare di noi ciò che siamo. Siamo spinti talvolta a ritrovarsi in un gruppo, a stare dentro una comunità fatta di identici, anche a costo di annullare le proprie specificità. In questo modo, allora le differenze “saltano all’occhio”, divengono immediatamente riconoscibili ed etichettate e diventano una minaccia.

Esercizi di mondo, fin da piccoli

La diversità, valore apparentemente esaltato nell’immaginario mediatico di questa epoca, spesso è valorizzata solo a parole. In realtà vogliamo che si fermi sulla soglia di casa nostra e che non metta a dura prova le nostre scelte e i nostri atteggiamenti. Così, mandare i propri figli in una scuola plurale e “multicolore”, dove i bambini e i ragazzi “stranieri” sono tanti, ci mette in allarme e rompe quella quiete basata su ciò che è noto e conosciuto. Naturalmente, i timori sono a volte comprensibili e vanno ascoltati e accolti, ma pensiamo - anche alla luce della nostra esperienza di genitori di una scuola multiculturale - che scoprire le diversità e convivere con le differenze fin da piccoli, aiuti i nostri figli a diventare “ cittadini del mondo ”. Li aiuti ad aprire la mente, a sviluppare la curiosità, a riconoscere negli altri i molti tratti comuni, accanto alle specificità di ciascuno.
I bambini, più liberi dai pregiudizi, più aperti al mondo con i loro milioni di perché, sanno insegnarci molto e hanno la capacità di offrirci nuovi occhi per farci vedere quanto, in effetti, sia esteso e ricco il concetto di diversità, con tutte le sfumature che si porta dietro.
L’estratto del tema di Francesco, che ora è alle medie, ne è la prova. Con le sue parole, ci mostra come si possa condividere la propria quotidianità, e costruire la propria appartenenza e comunità, insieme a tanti altri diversi da sé, che mangiano e pregano in modo diverso, ma anche che giocano, sognano e ridono nello stesso modo.
I semi e i germogli cresciuti nei loro primi cinque anni di scuola primaria, coltivati con il lavoro di insegnanti che non sanno più neppure immaginare di lavorare in classi monoculturali , crescono come rigogliose piante di intelligenza, curiosità e sensibilità che attrezzano i nostri bambini per le vere sfide dell’oggi e del domani.

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