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Quando natura fa rima con intercultura

Avere cura di piante e insetti non richiede competenze verbali ma curiosità e pazienza. E l’orto sinergico, realizzato con i bambini, ci dà una lezione concreta di buona convivenza tra le diversità. Di Antonella Sada.  

di Redazione GiuntiScuola19 marzo 20189 minuti di lettura
Quando natura fa rima con intercultura | Giunti Scuola

Non è una novità che ai bambini piaccia stare all’aria aperta: correre nei giardini o cortili, giocare con la sabbia, arrampicarsi su scalette improvvisate sono proposte che vengono accolte sempre con grande entusiasmo. La curiosità verso ciò che è naturale e vivo, insetti e piante, accomuna i bambini indipendentemente dal contesto culturale di provenienza e costituisce una forte spinta ad apprendere. Per questo, l’ osservazione e il contatto con la natura possono diventare strumenti per realizzare percorsi che coinvolgano non solo la dimensione ludico-motoria, ma contribuiscano a sviluppare anche quella che Gardner definisce intelligenza naturalista e, con uno sguardo più lungimirante, quella emotiva e sociale.
Nella nostra scuola, pur non avendo ampie zone verdi a disposizione, abbiamo creato un piccolo spazio in cui i bambini possono sperimentare un contatto diretto con la terra e le piante secondo principi ispirati a forme di coltivazione geograficamente vicine e lontane. Inoltre, accogliendo e reinterpretando contributi provenienti da usanze e miti di altri Paesi, abbiamo voluto fare dell’educazione ambientale occasione di educazione interculturale. Quello che ci anima come educatori è l’idea che, come una pianta trae naturalmente nutrimento dalla terra in cui è piantata, così un’immersione in un ambiente in cui le diverse culture sono riconosciute e valorizzate, permetta al bambino di assorbire quei principi di tolleranza, rispetto e condivisione che ne sono alla base.

Alla scoperta di tradizioni legate alla natura

Durante la settimana della lingua madre da poco conclusa abbiamo appreso che esistono usanze del mondo agricolo , legate ai cambiamenti stagionali, molto simili in varie tradizioni, a partire da quella italiana. Molti bambini in questo periodo dell’anno hanno assistito ad esempio ai falò, da quello della Befana a fine dicembre a quello di Sant’Antonio di fine gennaio: il fuoco come elemento comune, di purificazione, proprio dei riti di passaggio, probabilmente legati alla festa della luce dell’epoca romana, diviene protagonista di rituali benaugurali che simboleggiano l’attesa per il risveglio della natura con quanto di nuovo porta con sé.
L’equinozio di primavera si presta per andare alla ricerca di miti e usanze legate alle stagioni che ancora sono tenute vive nei vari Paesi del mondo: con la collaborazione dei genitori è possibile condividere anche a scuola i gesti e i simboli ad esse legati con quel pizzico di magia e mistero che portano con sé. Miti diversi ma con un simile significato confermano, per usare le parole di Levy Strauss, quanto le diverse espressioni culturali proprie dei riti e delle feste popolari non siano altro che varianti di alcune strutture fisse presenti in ogni comunità.
Un’usanza tipica dei paesi dell’est europeo è risultata particolarmente gradita ai bambini, tanto che è diventata una consuetudine riproporla ogni anno nella nostra scuola: il Mărţişor . In Romania ed in Moldavia è una festa tradizionale che scandisce l’arrivo della primavera. Per prepararsi alla festa si realizzano dei piccoli amuleti, ottenuti intrecciando fili bianchi e rossi a cui si può aggiungere un simbolo augurale, come un fiore, un cuore o un ferro di cavallo. Una possibile interpretazione del significato del Mărţişor vuole che il bianco sia il colore della neve e quindi il simbolo dell’inverno mentre il rosso rappresenti la rinascita della vita. Per altri è l’intreccio indissolubile tra la saggezza dell’uomo (colore bianco), e la forza femminile generatrice di vita (colore rosso). Indipendentemente dall’interpretazione, la festa celebra il desiderio di lasciarsi alle spalle l’inverno sterile e l’auspicio di una primavera fertile. Secondo la tradizione il Mărțișor viene regalato ad una persona cara all’alba del 1° marzo e indossato per almeno dodici giorni o per tutto il mese, fino a quando fiorisce il primo ciliegio .

I bambini, dopo essersi divertiti ad intrecciare fili di lana rossa e bianca, realizzano un bracciale e lo portano al polso per qualche giorno: poi, come vuole la leggenda, lo appendono ad un ramo fiorito del nostro giardino con la speranza di vedere i fiori sbocciare tutto l’anno.

Ecco Mărţişor intrecciati dai bambini, appesi agli alberi della scuola:

L’orto sinergico: un piccolo mondo multiculturale

Sappiamo quanto la coltivazione di piante e fiori a scuola permetta al bambino di sviluppare il pensiero scientifico, attraverso la formulazione di ipotesi e la loro verifica, ma anche quell’atteggiamento di cura verso l’ambiente che crea le basi per una coscienza ecologica. Poter vedere e assaporare i frutti di un lavoro lungo e paziente educa all’attesa e al rispetto. Per questo dedicare un piccolo spazio verde alla creazione di un orto è certo un progetto che permette all’insegnante di raggiungere molti obiettivi previsti nelle indicazioni nazionali.
Per fare questo, nella nostra scuola abbiamo deciso di utilizzare un particolare tipo di coltivazione: l’ agricoltura sinergica . Ciò che ci ha indotti ad avvicinarci a questo modo di crescere le piante è stato innanzitutto la sua origine: un vero e proprio mix di culture e popoli. Infatti la fondatrice, la spagnola Emilia Hazelip, ha fatto tesoro dei principi dell’agricoltura naturale formulata dell’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka , li ha adattati ai climi mediterranei e integrati con i metodi agricoli dei maya del Messico, dei berberi del Nord Africa, degli aborigeni australiani e con quelli di altre scuole come il Circle Gardening , di derivazione statunitense.

L’orto scolastico secondo i principi dell’agricoltura sinergica

Non solo le origini culturali ci hanno affascinato, ma anche l’idea di fondo: nell'orto sinergico piante vecchie e giovani condividono lo stesso spazio, cosi come le piante di famiglie diverse. Non è prevista infatti la separazione tra vari tipi di vegetali, come nell’orto tradizionale, ma fiori e piccoli arbusti, pomodori e insalate, erbe spontanee e seminate, crescono insieme . Questo sistema nasce in realtà per colture molto ampie e all’inizio ci sembrava difficile realizzarlo in un piccolo spazio come quello di cui disponiamo a scuola; ma con la collaborazione di una docente, Valentina Rocchi, che ha condotto un percorso di formazione specifica sull’argomento, quello che sembrava impossibile è divenuto realtà.

L’orto sinergico in pratica: come realizzarlo passo dopo passo

A lei abbiamo chiesto come fare per realizzare un piccolo orto sinergico: “Si devono innanzitutto predisporre dei cumuli di terra, detti bancali, da coprire con del pacciame (paglia o foglie secche), che garantisce un giusto e costante grado di umidità, protegge dal freddo e dal caldo eccessivi, apporta nutrimento e impedisce il proliferare di piante infestanti. Poi si interrano le piante scelte, che possono essere precedentemente seminate in vaso, magari in uno spazio interno della scuola, così che l’attività possa essere iniziata anche nella stagione invernale”.

Semine indoor

Valentina ci spiega che per realizzare un orto con questo sistema occorre innanzitutto conoscere i principi base dell’agricoltura sinergica che sono:
• nessuna aratura neanche con la vanga, per non alterare l’attività di microrganismi e microfauna;
• nessuna concimazione né impiego di prodotti chimici;
• nessun diserbo perché le piante spontanee hanno un ruolo nella fertilità del suolo;
• nessuna pulizia: le foglie secche vengono lasciate sul suolo e le piante stesse restano nella terra per tutto il loro ciclo vitale e vengono raccolte senza estirparne le radici.

Osserviamo i frutti del nostro lavoro

Cicoria (in primo piano), silene vulgaris (spontanea), nasturzi (da fiore). I Nasturzi proteggono le altre piante dai parassiti mentre della silene spontanea se ne mangiano le giovani cime.
Quello che ad un osservatore esterno può inizialmente sembrare un’accozzaglia di foglie e fiori è in realtà un ambiente vario e ricco di biodiversità . Le piante si aiutano tra loro: l’azione disinfettante delle liliacee si unisce a quella protettiva delle erbe aromatiche, quella fertilizzante delle leguminose va a beneficio di carote, zucchine e finocchi. Come sostiene la sua fondatrice: “L'azione simultanea di elementi indipendenti che insieme hanno un effetto totale maggiore della somma delle parti; ecco cos'è la sinergia: la materia viva crea ordine a partire da un disordine apparente”.
Il valore simbolico racchiuso in questo sistema di coltura è facilmente decodificabile: come nell’orto sinergico anche nelle società sane la diversità generazionale ed etnica contribuisce all’equilibrio e al benessere di tutta la comunità. L’approccio sinergico non è quindi per noi solo una pratica agricola: è un modo per ripensare la relazione tra l’uomo e la Terra, in cui ci sia connessione armonica tra tutte le specie e tra passato e presente.

Per saperne di più

Sull’orto sinergico:
Marina Ferrara, L’orto sinergico . Ed. L’Età dell’Acquario, 2017
Emilia Hazelip, Agricoltura sinergica: le origini, l’esperienza, la pratica . Terra Nuova edizioni, 2014

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