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Parole e discorsi, la responsabilità della scuola

Poniamo attenzione alle parole che usiamo per consuetudine, dandone per scontato i significati, quando scriviamo e parliamo della nostra realtà scolastica variegata e plurale. Di Gilberto Bettinelli.

di Redazione GiuntiScuola17 maggio 20174 minuti di lettura
Parole e discorsi, la responsabilità della scuola | Giunti Scuola

La scuola è il luogo in cui le giovani generazioni dovrebbero imparare ad abitare la lingua in modo consapevole per assimilarla e così facendo appropriarsene, il che significa anche introdurre nuovi significati e nuove parole per dare voce al mondo che si evolve. La scuola ha quindi una grande responsabilità nell’uso delle parole nei discorsi, nei documenti scritti, persino nelle comunicazioni interpersonali. Abbiamo iniziato ad affrontare il tema nell’articolo di marzo L’integrazione comincia dalle parole a proposito delle definizioni che si danno dei bambini con nomi e cognomi “diversi”. Le parole possono sfuggirci di mano e non dire davvero quel che vogliamo dire, portando talvolta con sé un carico di significati imprecisi, magari ostili ed etichettanti ; molte parole sono polisemiche o dal significato distorto nell’uso inconsapevole che se ne fa. Ecco, come insegnanti dobbiamo acquisire la consapevolezza delle parole e di quel che si portano appresso, anche nei documenti che scriviamo per presentare progetti, nelle relazioni e nei report.

Etnie, etnico, multietnico

Nei documenti scolastici non è raro trovare espressioni quali: nella scuola sono iscritti alunni di differenti etnie, la nostra è una scuola multietnica, multiculturale… Espressioni che starebbero a indicare una realtà di fatto, una composizioni eterogenea. Dobbiamo maneggiare con attenzione etnia e i suoi derivati. In realtà oggi l’etnologia, l’antropologia e la sociologia non hanno le idee chiare sul concetto di etnia . L’antropologia contemporanea considera il termine etnia un prodotto della cultura coloniale passata per cui società e nazione si riferivano al mondo occidentale industrializzato ed etnia e tribù ai gruppi sociali primitivi. In Italia nel discorso comune etnia e gruppo etnico indicano gruppi sociali e culturali non europei o di origine europea. Fate una riprova: che cosa vi viene in mente quando sentite espressioni come cibo etnico, negozio etnico? A me non passa per la testa che si parli di cibo americano o francese o spagnolo. Né tanto meno penso agli inglesi o a noi stessi, gli italiani, come delle etnie! Forse sarebbe meglio dire allora che nella scuola sono iscritti alunni di nazionalità diverse , o che hanno origini/provenienze nazionali diverse, limitandoci così alla costatazione del tipo di cittadinanza . Quanto alla “scuola multietnica” o “multiculturale”, purtroppo per molti significa solamente piena di stranieri che poi, in gran maggioranza, non possiamo davvero neppure definire tali perché nati qui.

Multiculturale, multiculturalismo

La distinzione fra multiculturale e multiculturalismo parrebbe abbastanza chiara nel discorso comune in Italia. Con società/scuola multiculturale si indicherebbe un dato di fatto: la compresenza di persone di cultura diversa, che – attenzione! - sottintende però anche di diversa origine nazionale, di differenti colori, religioni ecc. Il multiculturalismo invece riguarderebbe una particolare posizione di politica sociale che intenderebbe garantire ai diversi gruppi culturali la libertà di esprimersi secondo le loro consuetudini, creando non pochi problemi però nella convivenza. Per fare un esempio estremo: si potrebbe rendere legale la poligamia per qualche gruppo culturale e non per altri? Il multiculturalismo è oggi oggetto di critiche perché rischierebbe di non costruire le ragioni di una convivenza sociale. Ma il problema di fondo è il concetto di cultura , riferendoci ai bambini che abbiamo a scuola e ai loro genitori. Si tratta di superare l’idea di “rinchiudere” le persone in orizzonti culturali che fra l’altro non conosciamo bene, riconoscere le diversità di tutti i tipi non significa volerle considerare, e riproporre, inalterabili. Oltretutto la scuola ha senso perché agisce per finalità, guarda al futuro della società e dei singoli. La scuola si pone allora un orizzonte interculturale , la scuola vuole essere interculturale, non sta ferma all’esistente, propone il dialogo e l’interazione, lo scambio fra le esperienze culturali. La nostra scuola piuttosto che definirsi puramente multiculturale, vuole essere interculturale e inclusiva . Teniamone conto anche quando ne parliamo e ne scriviamo.

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