Giorno della memoria: come parlare ai bambini?

Tra il ricordo e la speranza, trovare il coraggio di rendere partecipi i bambini. Un incontro con un sopravvissuto allo sterminio. Di Maurzia Butturini.

di Maurizia Butturini26 gennaio 20184 minuti di lettura
Giorno della memoria: come parlare ai bambini? | Giunti Scuola
26 Gennaio 2018
 
 
 

Il 27 gennaio di ogni anno si ricordano le vittime dell'Olocausto. La data è quella dell'apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.
Tutto il mondo fa memoria e tantissimi, nella propria storia familiare e del paese in cui vivono, possono ritrovare tracce di quanto accadde a nonni, genitori, familiari, conoscenti e vicini.
Perché ricordare? Perché condividere le memorie? Come farlo con i bambini?
Forse ci sembra assurdo parlare ai bambini di avvenimenti così atroci; forse non abbiamo le parole giuste per dirlo e pensiamo sia meglio proteggerli da ogni dolore; forse dimentichiamo che anche ai giorni nostri, in molte parti del mondo, continuano ad esserci grandi ingiustizie e sofferenze e che i nostri bambini ne sentono parlare dai mezzi di informazione.
Forse i nostri bambini non hanno più accanto dei veri testimoni dell’Olocausto , coloro che hanno continuato a diffondere la memoria e a coltivare il sogno della pace e della giustizia. Allora, come fare? Come rendere partecipi i bambini e nutrire la speranza di un mondo dove mai più possa accadere un Olocausto? Come essere narratori di vita vera?

Vi racconto qualcosa di me

Ogni anno, questo giorno rinnova ricordi della mia infanzia che desidero condividere, affinché si incontrino con i ricordi di tante altre persone e possano contribuire a mantenere vivo in tutti l’orrore per quella terribile esperienza che è stata l’Olocausto. Ogni anno, faccio memoria in particolare dei racconti di mio padre, prigioniero per tre anni in un campo di lavoro ; racconti fatti da lui con voce sommessa, evocativi dei patimenti e delle paure, pieni di tante cose non dette ma colte da me e da mia sorella Paola, attraverso lo sguardo, il groppo in gola di papà, il richiamare i ricordi con accento così vero… Mio padre raccontava la fame, la fatica, il terrore, il vissuto quotidiano scandito da grida in una lingua sconosciuta, il freddo, il panico per una ferita o per una qualsiasi malattia che si doveva superare senza cure…; ma soprattutto ricordava la speranza di farcela a sopravvivere, l’aiuto tra compagni di prigionia, tanti piccoli gesti e accadimenti che davano una minima luce a quel vivere non umano.
Da quei racconti credo di aver tratto molto di ciò che sono; il senso dell’umanità, la forza di affrontare ogni nuovo giorno con coraggio, l’attenzione ai più deboli, la gratitudine per la vita e gli affetti e anche la fiducia che sia possibile credere in un modo di vivere diverso e migliore. Questo mi ha donato mio padre assieme al rifiuto dell’ingiustizia e all’incapacità di vedere immagini riferite all’Olocausto.

E una sera, un incontro

Tre anni fa ho conosciuto uno degli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento. Si chiama Vittore Bocchetta , compie cento anni quest’anno e vive da tempo a Verona. Ha vissuto la straordinaria esperienza del “prima” e del “dopo”, come racconta nei suoi libri e negli incontri che svolge ovunque. Ha impiegato tutte le proprie energie, prima e dopo, per sostenere il valore della libertà , nella lotta contro il nazifascismo e ogni ideologia conformista; ha provato il carcere fascista, la tortura, l’internamento a soli venti anni nei Lager di Flossenbürg ed Hersbruckcon, l’annientamento esistenziale proprio e dei compagni che ha visto morire. È ritornato alla vita, per una incredibile capacità di affrontare fatiche e avversità, non solo nel campo di concentramento e nel dopoguerra ma lungo tutto il proprio percorso avventuroso, fatto di viaggi e permanenze in America, in Argentina e Venezuela, di studi, di lavori importanti e d’arte. Ha girato gran parte del mondo diventando un artista apprezzato. Ma quella matrice di enorme dolore l’ha portata sempre con sé e l’ha condivisa. Ha donato ovunque la sua testimonianza , in modo instancabile. Lui è straordinariamente vivo e con lui, con la sua saggezza che non dimentica e sa indicare strade di grande umanità , sono riuscita finalmente a guardare le immagini di quell'orrore e a calmare il mio cuore, anche se mai potrò dimenticare.

Il coraggio di ricordare

Troviamo tutti il coraggio di ricordare e di parlare, anche con i nostri bambini, troviamo nuovi motivi di speranza e di differente umanità come questo grande, coraggioso, vitale Vittore Bocchetta che ha sempre cercato di capire quel tremendo e inconcepibile evento e ancora oggi vive questa ricerca mai conclusa, verso una libertà che ognuno di noi deve conquistare con la propria partecipazione e responsabilità.

Per saperne di più

Libri, mostre d’arte e documentari di Vittore Bocchetta a questo link

Quest’anno ha ricevuto il premio Lodovico Morando (Bardolino, Verona) a riconoscimento della sua opera artistica e dell’incessante lavoro svolto per la Memoria dell’Olocausto.

Nella foto in apertura: la scultura che ha donato (su richiesta del paese nel quale ha vissuto la prigionia). Sì, è tornato in quei luoghi, molte volte. Ha rinnovato ferite e fede nel futuro.

 
 
 
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